Trump a Davos: «Investite negli Usa o pagherete dazi

Trump a Davos: «Investite negli Usa o pagherete dazi

DAVOS «Il Green Deal è una truffa». «Venite a produrre negli Usa o dovrete pagare dazi». «L’Europa si comporta molto male con noi». «L’età dell’oro dell’America è iniziata». E ancora: «Chiederò che i tassi di interesse scendano immediatamente». In videocollegamento dalla Casa Bianca, nella sua prima uscita internazionale da presidente, Donald Trump ha arringato la platea di Davos, sfoderando tutto il suo repertorio. La tirata è cominciata con il consueto brutale attacco all’Amministrazione Biden, responsabile di avergli lasciato un Paese, che nella narrazione trumpiana, è praticamente al collasso. «Ho messo fine al ridicolo e incredibilmente dispendioso Green New Deal. Io lo chiamo la truffa verde». Segue la minaccia: «Non ci sarà miglior posto dell’America per aprire fabbriche, venite a produrre qui, perché se non lo fate dovrete pagare tariffe per esportare nel nostro Paese». In realtà, i dazi sono una sorta di tassa pagata dai consumatori, in questo caso gli americani. Anche se è vero, come dice Trump, che arricchiscono le casse dello Stato.

La platea di Davos ha accolto l’apparizione in video con l’applauso di rito. Trump ha ribadito che gli Usa «hanno la più grande quantità di petrolio e gas di qualsiasi altro Paese sulla Terra, e la useremo. Questo non solo ridurrà il costo di quasi tutti i beni e servizi, ma renderà gli Stati Uniti una superpotenza manifatturiera». E ha esortato l’Opec e Riad ad abbassare il prezzo del petrolio: «Sono deluso che non l’abbiano fatto prima. Se il prezzo scende, la guerra in Ucraina finirebbe immediatamente. Sono molto responsabili di ciò che sta accadendo». Trump si è poi concesso alle domande del panel composto da personalità come il Ceo di Bank of America, Brian Moynihan, quello di Blackstone Group, Stephen Schwarzman, di TotalEnergies, Patrick Pouyanne, il Ceo del World Economic Forum, Børge Brende e il suo fondatore, Klaus Schwab. Immancabile, l’attacco all’Europa, secondo un ritornello sentito più e più volte già durante il primo mandato. «Dal nostro punto di vista, la Ue ci tratta molto male, farò qualcosa in merito al nostro deficit commerciale», ha detto, prendendo di mira le barriere non tariffarie, che «limitano l’export di prodotti americani». Da sempre Washington contesta i regolamenti sull’alimentare, sui pesticidi, sulla tutela della salute, sulla chimica, solo per fare qualche esempio. E poi l’auto: «L’Europa produce milioni di auto e le esporta da noi, ma rende difficile comprare le nostre». E ancora la difesa dei colossi della tecnologia, le aziende più ricche globalizzate al mondo, Apple, Meta, Google, accorse alla corte di Trump, il campione dei sovranisti anti-globalizzazione.

L’Europa vuole multarle per miliardi di dollari, «ma questo non è giusto», ha sentenziato.

Ancora più duro il trattamento riservato al Canada. In confronto, quello alla Cina è un buffetto. Il suo ingente surplus commerciale è «ridicolo», ma i rapporti con Xi Jinping sono buoni. «Mi auguro che Pechino possa aiutare a fermare la guerra in Ucraina». Trump ha aggiunto che vuole incontrare Vladimir Putin e che spera che Russia e Cina lavorino per la riduzione degli armamenti nucleari.

Il presidente ha ribadito che abbasserà «le tasse dal 21% al 15% per chi produrrà negli Stati Uniti». Nonostante il potenziale impatto inflattivo delle Trumponomics 2.0, e con uno schiaffo all’autonomia della Fed, il capo della Casa Bianca chiederà «che i tassi di interesse calino immediatamente: dovrebbero scendere in tutto il mondo».

Fonte: Il Sole 24 Ore