Trump annuncia «la nuova età dell’oro dell’America» e lancia la guerra agli immigrati

Trump annuncia «la nuova età dell’oro dell’America» e lancia la guerra agli immigrati

NEW YORK – Una «nuova età dell’oro per l’America comincia ora». Donald Trump, inaugurato quale 47esimo presidente degli Stati Uniti a coronamento di una storica riscossa politica, ha proclamato nel suo discorso al Paese l’avvento d’una «nuova era di successo», di quattro anni, i prossimi, che saranno «i migliori di tutti i tempi, metteranno fine a declino e tradimenti».

Ha rivendicato, in un intervento di 29 minuti, una «rivoluzione del buon senso», ma pur sempre una dura rivoluzione. Che, archiviato il protocollo, è cominciata con un blitz di ordini esecutivi e prese di posizione, almeno cento fin dalle prime ore: ha firmato e annunciato offensive contro l’immigrazione illegale, dichiarando un’emergenza al confine con il Messico che mobilita l’esercito per «respingere invasioni». Emergenza ha decretato anche sull’energia, per «liberarla» da regole e accelerare la produzione di petrolio e gas. Ancora: nei primi atti sono delineate drastiche riforme della burocrazia. «Saremo di nuovo un Paese ricco» e «rispettato», ha detto, «una nazione che cresce e capace anche di espandere il suo territorio».

Il neopresidente ha mostrato maggior flessibilità su uno dei temi della sua America First più delicati per alleati e avversari, la politica commerciale: non ha imposto immediati dazi. Ha scelto un memorandum che chiede indagini su pratiche sleali di interscambio e valutarie sleali, in particolare da parte di Cina, Messico e Canada. Ha però preannunciato la creazione della External Revenue Service, agenzia ispirata al fisco e da dedicare alle entrate da future tariffe. Né sono mancate simboliche mosse unilaterali: per decreti ha rinominato il Golfo del Messico come Golfo d’America. E nel discorso ha ribadito di voler «riprendere il Canale di Panama».

L’inaugurazione ha visto un cerimoniale ripensato per le temperature sottozero a Washington, che hanno costretto gli appuntamenti iconici al coperto: giuramento e arringa programmatica al Paese hanno avuto luogo nella Rotonda del Congresso, per la prima volta dal 1985. Davanti a una platea affollata da dignitari internazionali e nazionali, da ex presidenti e da top executive della Corporate America (i Ceo dei colossi tech). Solo indiretta invece la partecipazione di decine, centinaia di migliaia di americani giunti nella capitale per il battesimo della nuova amministrazione. Chi ha potuto si è recato all’arena Capitol One, aperta per trasmettere la giornata.

Tutti hanno però ascoltato la nuova “dottrina” di Trump. Che se ha evitato la cupa immagine di una «carneficina americana» evocata al debutto del suo primo mandato nel 2017, è però rimasta fedele a priorità ambiziose e aggressive per risolvere «tutte le crisi» in nome di un nuovo espansionismo nazionalista. Alla presidenza, ha detto, «ritorno fiducioso e ottimista. Un’ondata di cambiamento sta travolgendo il Paese. Il mio messaggio agli americani oggi è che è giunto il momento di agire con coraggio, vigore e la vitalità della più grande civiltà nella storia».

Fonte: Il Sole 24 Ore