Trump, geopolitica, Elon Musk e il futuro della Germania

Trump, geopolitica, Elon Musk e il futuro della Germania

Professor Tremonti, partiamo dal personaggio più importante del 2025: Donald Trump. Una svolta storica?

«Siccome avete detto “storica”, per analizzare bene i fatti, si deve andare un po’ indietro nel tempo, al 1500. Allora Shakespeare fa dire ad Amleto “Time is out of joint”, cioè “il tempo è uscito dai cardini”. Nel ’500 avvennero quattro fatti rivoluzionari. Con la scoperta dell’America l’asse della geopolitica ruota dal Mediterraneo all’Atlantico, nascono gli Stati-nazione sulla costa atlantica e c’è il Nuovo Mondo. Secondo, l’invenzione della stampa. Prima il sapere era chiuso e controllato nei monasteri. Con la stampa il sapere si diffonde e inizia l’età della scienza: Cartesio dice “Cogito ergo sum”. Terzo, la prima crisi finanziaria globale: le masse enormi di argento e di oro che vengono dall’America fanno saltare il sistema arcaico e rurale, per esempio nella Spagna, che va in default sei volte. Quarto, l’invasione musulmana da est. Alla metà del ’500 i musulmani arrivano a Vienna e la assediano. Ed è un pericolo per la cristianità. Veniamo, ora, all’attualità e all’impressionante scoperta non solo economica, ma anche politica della Cina. Prima immaginavamo che la Cina fosse in cammino verso il progresso e la democrazia. Oggi vediamo che Pechino fa una politica diversa. Secondo, la rete è simile a quello che è stato con la stampa. Non “cogito”, ma “digito ergo sum”. Terzo, il rischio che viene dalla finanza. I debiti non sono mai un problema finché non lo diventano. Nel 2007 ho previsto la crisi che sarebbe venuta e che non è stata superata, è stata solo rinviata stampando moneta. Il “Whatever it takes” di Mario Draghi è diventato un “Whatever mistakes”. Quarto, la guerra a est. Dall’Ucraina al Mar Rosso, è un’unica guerra contro la civiltà occidentale. Quei fatti del ’500 si sono sviluppati lungo l’arco di un intero secolo. Questi ultimi si sono concentrati in 30 anni, gli anni del principio e della fine (o della crisi) della globalizzazione. Insomma: citando un mio libro Mundus Furiosus, ci troviamo in un mondo molto incasinato».

Dunque per lei Trump non è il leader migliore ma è il leader che serve in questa fase?

«Diciamo che è il leader che c’è in questa fase, ne è il prodotto e probabilmente ne sarà anche il produttore. Interpreta perfettamente il tempo in cui viviamo. Dal lato economico, la nuova amministrazione Trump farà più o meno le stesse cose dell’altro mandato: un’importante deregulation. Faranno il rimpatrio dei capitali. Questo, a dire il vero, l’ha fatto anche la presidenza Biden. Detasseranno gli utili reinvestiti, e il tutto farà salire la Borsa americana. In America la Borsa è il welfare. È l’INPS, lo Stato sociale: la scuola, le pensioni e la sanità passano attraverso la Borsa. In America si va in galera per “insider trading” non perché hai fregato il socio, ma perché hai attentato a un meccanismo di sicurezza sociale come Wall Street».

Da una parte Trump promette la fine dei conflitti, dall’altra minaccia altre guerre, quelle dei dazi.

Fonte: Il Sole 24 Ore