Trump molla Taiwan e affossa il settore dei chip: crolla Nvidia, brilla Intel

Se Donald Trump molla Taiwan al suo destino, il futuro delle società occidentali dei semiconduttori esce dalla comfort zone di questi anni, e rischia di entrare in una fase molto delicata. Il motivo ha un nome ben preciso: TSMC. Il produttore taiwanese di chip a contratto è di fatto la fabbrica di silicio più importante al mondo un po’ per tutti i partner americani ed europei. Dal futuro di TSMC dipendono giganti come Nvidia ed Apple, solo per citarne qualcuno. E se il futuro di Taiwan dovesse trovarsi in bilico, quello di TSMC potrebbe scricchiolare.

Le parole di Trump

Ed è per questo che il mercato ha punito pesantemente le società americane ed europee del silicio, dopo che il candidato repubblicano si è mostrato tiepido nel difendere Taiwan (sostenendo che dovrebbe pagare gli Stati Uniti per la difesa offerta fin qui) e dopo che è stato riferito che Washington sta valutando di inasprire le restrizioni all’esportazione di tecnologia avanzata per semiconduttori in Cina.

Nuove restrizioni

Gli Stati Uniti hanno comunicato che stanno valutando la possibilità di inasprire le restrizioni commerciali se le aziende continueranno a concedere a Pechino l’accesso a tecnologie avanzate per i semiconduttori. Una posizione che ha fatto malissimo ad ASML, fornitore olandese di apparecchiature per la produzione di chip, che sono scese di circa il 9% in seguito alla notizia, nonostante la società abbia battuto le stime sugli utili del secondo trimestre. Giù anche il titolo di Nvidia, che ha perso circa fino al 6%. Ancora più pesante (-7,5%) il tonfo di Advanced Micro Device (AMD). Ma il crollo ha riguardato un po’ tutte le aziende del settore: da Qualcomm a Broadcom, da Micron Technology ad Arm.

Gioisce solo Intel

L’unica società a muoversi in grande controtendenza è stata Intel, col titolo che ha guadagnato fino al 5%. E le ragioni sono assolutamente strategiche. Il produttore americano, infatti, è stato ripagato per i suoi sforzi che lo proiettano verso l’assoluta autonomia. Una strategia di lungo periodo, quella di Intel, che è al lavoro per costruire numerose foundry in tutto il mondo occidentale. Fonderi che dovrebbero consentire un’autonomia produttiva importante, così da slegare il destino dei suoi chip da quello che succede in Asia. Anche il piccolo produttore a contratto GlobalFoundries è salito di oltre l’13%: un chiaro segnale di sfiducia nel leader TSMC.

Va ricordato che negli ultimi mesi l’amministrazione Biden si è mossa in modo aggressivo per limitare l’accesso della Cina alla tecnologia dei chip all’avanguardia, con ampie restrizioni emanate a ottobre per limitare le esportazioni di processori AI progettati da aziende come Nvidia. Le restrizioni hanno intaccato le vendite dei produttori di chip statunitensi in Cina. Le entrate cinesi di Nvidia sono state pari a circa il 18% delle entrate totali nel trimestre conclusosi il 28 aprile, rispetto al 66% del periodo precedente.

Fonte: Il Sole 24 Ore