Trump pronto a mandare gli immigrati irregolari nelle isole dei Caraibi

Trump pronto a mandare gli immigrati irregolari nelle isole dei Caraibi

Sugli immigrati la stretta di Donald Trump arriverà subito: «Fin dal primo giorno alla Casa Bianca», ripetono nel team del presidente eletto. «Sono già pronti gli ordini esecutivi» per procedere invocando l’emergenza nazionale. Come per i dazi al commercio, già minacciati contro il Messico proprio per fermare anche i flussi di immigrati irregolari.

La nuova amministrazione si prepara ad espellere e a trasferire in Paesi terzi gli immigrati che non riuscirà a rimandare al Paese di origine. C’è già una lista di Paesi che comprende le isole Turcks and Caicos, le Bahamas, Panama e Grenada. E si sta cernando un’intesa con il Messico. In mezzo al Mare dei Caraibi verrebbero dunque rispediti – questo è il piano dei nuovi conservatori al potere – gli immigrati irregolari arrivati soprattutto da Venezuela, Cuba e Cina.

La promessa di espulsioni di massa

Trump lo aveva promesso durante tutta la campagna elettorale, insistendo sulla necessità di rimandare a casa «un milione di immigrati» entrati negli Usa senza documenti e autorizzazioni: «deportation» continua a ripetere il leader della destra populista, usando un termine che in Europa è legato allo sterminio degli ebrei da parte del Nazismo durante la Seconda Guerra mondiale, ma che negli Stati Uniti non ha questa tragica connotazione storica, e viene usato come sinonimo di esplusione, ti trasferimento fuori dai confini nazionali di persone entrate senza documenti nel Paese.

Ora l’espulsione di massa potrebbe diventare un’operazione allargata a Paesi terzi: un po’ come hanno tentato di fare alcuni Paesi europei per allontanare il problema dal territorio nazionale, compresa l’Italia che è addirittura arrivata a realizzare centri in Albania per detenere immigrati indesiderati

Negli annunci di Trump, non è chiaro se a queste migliaia, forse centinaia di migliaia di immigrati, che potrebbero essere trasferiti in luoghi con cui non hanno nessun legame, di cui con non conoscono la lingua, verrà permesso di rimanere a vivere e lavorare in questi Paesi. Non si sa neanche che tipo di pressione diplomatica ed economica si sta esercitando sui governi presi in considerazione per ricevere queste persone, che – sempre secondo fonti vicine al team di transizine repubblicano – sono stati già contatti per arrivare a un accordo.

Fonte: Il Sole 24 Ore