Tumore al seno: dieta, nanofotonica e tutela della fertilità i traguardi della ricerca

Preservazione della fertilità nelle giovani donne con tumore della mammella, restrizione calorica usata come farmaco e nanofotonica al servizio di diagnosi e terapia. Sono solo tre dei tanti fiori all’occhiello della ricerca Made in Italy sul cancro della mammella raccontati nel terzo videoforum del Sole 24 Ore dedicato al mese della prevenzione del tumore al seno, con alcuni ospiti: Mauro Biffoni, direttore del Dipartimento di Oncologia e medicina molecolare dell’Iss, Lucia Del Mastro, vicepresidente dell’Alleanza contro il cancro, Filippo De Braud, ordinario di Oncologia all’Università di Milano e direttore di Dipartimento Oncologia Irccs Istituto tumori di Milano e Anna Chiara De Luca, dirigente di ricerca dell’Istituto di endocrinologia e oncologia sperimentale “Gaetano Salvatore” del Cnr.

In Italia 55.900 nuove diagnosi di tumore al seno nelle donne

Alcuni dati: nel 2023 sono state stimate circa 55.900 nuove diagnosi di tumore al seno nelle donne. La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è dell’88%. È al 91% la probabilità di vivere ulteriori 4 anni condizionata ad aver superato il primo anno dopo la diagnosi. Sono 834.200 le donne viventi in Italia dopo una diagnosi di tumore al seno.

Gli studi sui meccanismi legati a crescita e proliferazione

«Sul tumore alla mammella abbiamo studiato i meccanismi legati alla crescita e alla proliferazione delle cellule tumorali, cercando di individuare bersagli che potessero essere oggetto di approcci terapeutici e di immunoterapia. Valutando la possibilità di utilizzare delle immunizzazioni attive delle pazienti verso antigeni specifici del tumore. E abbiamo contribuito a studi internazionali che valutavano gli esiti delle terapie dei maggiori e più diffusi tumori», sottolinea Mauro Biffoni.

Dalla ricerca accademica la ricetta per preservare la fertilità

Quanto alle ricadute pratiche della ricerca pubblica Lucia Del Mastrom sottolinea che «la ricerca accademica svolge un ruolo fondamentale perché si occupa di problematiche di cui molto spesso la ricerca industriale, quella portata avanti nelle aziende farmaceutiche, non si occupa. Faccio parte del gruppo Gim (Gruppo italiano mammella) che è un insieme di centri italiani che confluiscono anche in Alleanza contro il cancro e con la collaborazione di vari centri oncologici. Noi abbiamo messo a punto una strategia per preservare la funzione ovarica delle giovani donne che si ammalano di tumore della mammella e che sono candidate a effettuare chemioterapia. Donne che vanno incontro a un elevato rischio di menopausa precoce. Abbiamo dimostrato che attraverso l’utilizzo di questo farmaco è possibile ridurre in maniera significativa l’incidenza della menopausa precoce e grazie al nostro studio, adesso questa strategia viene proposta a tutte le donne in tutto il mondo che devono effettuare chemioterapia e che vogliono preservare la funzione ovarica. E grazie a questo studio l’Aifa ha reso disponibile questo farmaco gratuitamente a tutte le donne giovani che vogliono preservare la funzione ovarica». Ogni anno circa 3.500 donne sotto i 40 anni si ammalano di tumore alla mammella e possono avere desiderio di una gravidanza al termine del trattamento.

Dieta alleata delle pazienti con triplo negativo

Ci sono diete che rappresentano stili di vita e quindi servono per ridurre i rischi di sviluppare malattie e ci sono poi approcci legati all’alimentazione che possono essere utilizzati come dei farmaci. «Sulla restrizione calorica – sottolinea Filippo De Braud – abbiamo condotto una ricerca molto originale. In uno studio pubblicato nel 2022 abbiamo stabilito che con la restrizione calorica di 5 giorni cambiamo completamente l’asset del sistema immunitario nei confronti della malattia. Molto spesso in presenza di tumore c’è uno stimolo delle cellule che reprimono l’immunità: con la restrizione calorica severa di cinque giorni, basata esclusivamente su prodotti naturali e vegetali, che si fa in concomitanza al trattamento medico, abbiamo visto che cambia completamente il profilo del sistema immunitario. Lo studio Breakfast associa questa restrizione calorica a chemioterapia nel setting pre operatorio nelle pazienti con triplo negativo. E quindi l’obiettivo è arrivare all’intervento con un’alta percentuale di pazienti che non hanno più malattia riscontrabile all’operazione chirurgica, che è un fattore prognostico favorevole per questo tipo di patologia. La restrizione calorica come la usiamo noi, la consideriamo un farmaco perché va a potenziare l’effetto di un trattamento medico standard, potenziando la risposta immunitaria nei confronti del tumore».

Fonte: Il Sole 24 Ore