Tumore al seno, sostegno psicologico e sport integrano le terapie
Scoprire di avere un tumore al seno: le paure di una donna, le reazioni di fuga che coinvolgono anche le persone più vicine, lo stravolgimento della vita, i cambiamenti del corpo e dell’anima. Dopo aver parlato di prevenzione, di terapie e di ricerca nell’ultimo videoforum del Sole 24 Ore dedicato al mese della prevenzione del tumore al seno abbiamo parlato di cosa significa per una donna scoprire di avere un tumore al seno. Dell’importanza della terapia onco-psicologica, che interviene sui meccanismi emotivi e mentali che scatenano il disturbo e sui comportamenti disfunzionali che lo alimentano. Ospiti del videoforum Gabriella Pravettoni, direttore della Divisione di Psiconcologia dell’Istituto Europeo di Oncologia, Katia Flacco, vicepresidente di RosaRemo, associazione sportiva no profit che attraverso il canottaggio aiuta le donne a riappropriarsi della loro vita, Angela Piattelli, presidente nazionale della Società italiana di psico-oncologia e Simonetta De Fermo, che ha partecipato alla camminata di 50 km ‘Metadinamiche percorsi di benessere’ riservata alle donne con tumore metastatico. Un progetto organizzato da Komen Italia con il supporto della Fondazione Policlinico Gemelli e dell’associazione Onconauti di Bologna
Si fanno i conti con vulnerabilità e fragilità
Di fronte a una diagnosi di tumore le donne si sentono improvvisamente vulnerabili e devono fare i conti con molte fragilità. Dai primi accertamenti fino alla diagnosi, all’intervento, alle terapie una donna che scopre di avere un tumore al seno viene catapultata in un vortice di emozioni forti e contrastanti che accompagnano i diversi momenti del percorso di cura. Ci sono molte perdite da elaborare, a partire dall’immagine di sé e fino ai progetti per il futuro. Si percorrono cinque fasi, come segnalavano gli studi pionieristici sulla psico-oncologia di Elisabeth Kübler-Ross, che è la branca della psicologia che si occupa degli aspetti psicologici di chi ha un cancro: si passa dallo shock e negazione alla rabbia, dalla contrattazione alla depressione, fino all’accettazione.
Cruciale la presenza di uno psiconcologo nell’équipe di cura
«Psiconcologia significa lavorare affinché le nostre pazienti possano vivere bene, non solo in una vita che con la cronicizzazione della malattia dovuta all’innovazione terapeutica si allunga, ma anche in termini di qualità della loro esistenza. Fondamentale è continuare a lavorare al loro fianco per togliere il tumore dalla loro testa e dalla mente». Così Gabriella Pravettoni, direttore divisione di Psiconcologia Ieo. «Cruciale che nella équipe di cura, così come del resto è previsto per le Breast Unit – avvisa ancora Pravettoni – sia sempre presente uno psico oncologo. Questo è necessario per tutti i pazienti oncologici, del resto, così come per i loro caregiver».
Le ripercussioni della diagnosi sulla sfera psicologica e sociale
«La diagnosi di una patologia oncologica al seno ha delle profonde ripercussioni sulla sfera psicologica e sociale-relazionale della paziente. E se questo disagio non viene accuratamente trattato nella fase acuta, può cronicizzare e la paziente può ritrovarsi a sperimentare sintomatologie ansioso-depressive, disturbi del sonno e altro, anche nella fase della sopravvivenza – prosegue Angela Piattelli, presidente della Sipo, la Società italiana di Psico oncologia -. È importante che la donna si sottoponga a questi interventi che vanno necessariamente erogati alle pazienti, ma questo deve avvenire in modo sistematico. L’ultimo rapporto Favo ha invece evidenziato un peggioramento nell’erogazione di questo tipo di sostegni in tutto il Paese».
L’intervento psicologico va esteso al sistema-famiglia
La diagnosi di una malattia oncologica coinvolge inevitabilmente tutto il sistema delle relazioni significative intorno al paziente quindi, nel caso di una donna con tumore al seno, il partner, i figli e la famiglia d’origine. «Diversi studi – prosegue Piattelli – evidenziano come il disagio del caregiver possa diventare clinicamente significativo e pertanto va adeguatamente trattato. Quindi l’intervento psicologico va assolutamente esteso anche al sistema-famiglia e questo contribuisce al benessere psicologico e alla qualità di vita della nostra paziente».
Fonte: Il Sole 24 Ore