Tumori, i nuovi casi in Italia sono 390.100 e la metà potrà “guarire”. La bufala di un’epidemia tra i giovani (ma stili di vita a rischio)
Se tre indizi fanno una prova, allora nel panorama sempre complesso dei tumori si può scorgere in Italia una prima potenziale schiarita. Sostanzialmente stabili con una lieve flessione i nuovi casi che sono 390.100 nel 2024; mortalità nei giovani adulti in calo del 25% negli ultimi 15 anni (negli uomini -28% e nelle donne -21,4%); costante incremento delle persone vive dopo una diagnosi di tumore: oggi 3,7 milioni. Con la metà di quanti oggi si ammalano destinata a guarire, cioè ad avere la stessa aspettativa di vita di chi ha il cancro non lo ha avuto.
Buone notizie. Peccato che siamo noi stessi a remare contro ricerca, innovazione terapeutica ed efficienza del Servizio sanitario nazionale, capace malgrado le tante criticità di curare le malattie gravi. Fumo, alcol, sovrappeso e obesità, sedentarietà: sono tutti fattori di rischio eliminabili o gestibili eppure proprio non ci siamo. Fuma quasi un quarto degli adulti (24%), il 33% è in sovrappeso e il 10% obeso mentre il 18% consuma quantità di alcol che mettono a rischio la salute. La sedentarietà passa dal 23% del 2008 al 28% del 2023 e l’aumento è più veloce tra i più giovani e tra le persone con maggiori difficoltà economiche e più acuto soprattutto al Centro e al Sud. Quanto agli screening offerti gratuitamente dal Ssn, il tasso di risposta pur in lieve aumento resta drammaticamente basso soprattutto al Sud: 49% per lo screening del seno, 47% per la cervice uterina e 32% per il colon retto.
La sfida, investire in prevenzione
Lo sforzo di sintesi – che include anche focus su popolazione migrante, nelle carceri e in zone di guerra – è contenuto nella 14ma edizione de “I numeri del cancro in Italia 2024”, frutto della sinergia tra Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), Associazione italiana registri tumori (Airtum), Fondazione Aiom, Osservatorio nazionale screening (Ons), Passi (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia), Passi d’Argento e Società italiana di anatomia patologica e di citologia diagnostica (Siapec-Iap). Il presidente Aiom Francesco Perrone traccia un bilancio: «Il rapporto mostra una serie di buone notizie ma proprio i dati sui fattori di rischio continuano a preoccuparci. Anche sul fumo per cui registriamo un calo minimo, non si può certo cantare vittoria e noi siamo pienamente impegnati in questa battaglia. La riduzione importante dei decessi per carcinoma polmonare nella fascia dei giovani adulti tra 20 e 49 anni, pari a -46,4% nelle donne e a -35,5% negli uomini in un contesto di età in cui comunque l’incidenza di questa patologia resta bassa, va attribuita soprattutto alla capacità del nostro Ssn di curarci. Mentre tra i giovanissimi va attenzionato il pericoloso aumento dell’attitudine al fumo sommato allo “svapo”». Allarmi confermati dal ministro della Salute Orazio Schillaci nella prefazione al volume: «La sfida deve essere quella di investire in prevenzione, promuovendo stili di vita sani, a partire da un’alimentazione corretta associata all’attività fisica – avvisa -. Oggi sappiamo che l’errata alimentazione incide per circa il 35% sull’insorgenza dei tumori e che la dieta mediterranea riduce del 10% la mortalità complessiva, prevenendo lo sviluppo di numerosi tipi di cancro». Poi si guarda ad ampliare lo screening sul seno dai 45 ai 74 anni come già diverse Regioni fanno e a garantire «in un futuro non troppo lontano», promette il ministro, quello per il polmone che oggi è tra i tumori più diffusi soprattutto tra gli uomini.
La frequenza
I dati di sintesi: c’è vita dopo la diagnosi. Il tumore diagnosticato più di frequente in Italia nel 2024 è il carcinoma della mammella (53.686 casi), seguito dal colon-retto (48.706), polmone (44.831), prostata (40.192) e vescica (31.016). Nel 2022, in Italia, sono stati stimati 35.700 decessi per cancro del polmone, 24.200 per il colon-retto, 15.500 per la mammella, 14.900 per il pancreas e 9.900 per lo stomaco. Nel 2024 si stima siano 3,7 milioni circa gli italiani che vivono dopo una diagnosi di tumore. Il 6,2% dell’intera popolazione – si legge nel volume – pari a un italiano su sedici. Di questi 3,7 milioni, il 56% sono donne (oltre 2 milioni) pari al 6,8% della popolazione femminile mentre sono oltre 1,6 mln gli uomini, pari al 5,6% di tutti i maschi in Italia. Il tumore al seno è in assoluto la neoplasia più frequente (925.406 donne), riguarda quasi la metà (il 45%) di tutte le donne che vivono dopo una diagnosi di tumore. La seconda sede più frequente – la prima tra gli uomini – è il tumore della prostata con 484.882 persone che vivono dopo la diagnosi. Le altre sedi più frequenti sono colon-retto (442.634), vescica (300.246, in gran parte uomini), tiroide (235.989, per lo più donne) e melanomi (221mila). Le prime sei sedi di tumore corrispondono al 71% delle persone che oggi vivono dopo una diagnosi di cancro.
Gli squilibri territoriali
In generale, i dati dei registri tumori indicano un costante aumento della prevalenza, cioè del numero di persone che vivono dopo la diagnosi, pari a circa +1,5% l’anno nell’ultimo decennio. «La metà delle persone che si ammalano di cancro nel 2024 è destinata a guarire – avvisa Diego Serraino, direttore Epidemiologia oncologica e registro tumori del Friuli Venezia Giulia, Cro Irccs di Aviano -. E’ evidente il ruolo della diagnosi precoce nell’aumentare la probabilità di superare definitivamente la malattia». Nel 2023 il Ssn ha invitato quasi 16 mln di persone a sottoporsi a screening pari a oltre il 90% della popolazione interessata ma, come ricorda Paola Mantellini che dirige l’Osservatorio nazionale screening, «vanno ridotte le differenze tra le aree del Paese. Per la mammografia la copertura raggiunge il 62% al Nord, il 51% al Centro e il 31% al Sud; per lo screening cervicale il livello di copertura è pari al 57% al Nord, al 45% al Centro e al 35% al Sud; per lo screening colorettale si scende ovunque: 45% al Nord, 32% al Centro e 15% al Sud».
Fonte: Il Sole 24 Ore