Turchia, Erdogan vince e si conferma più longevo di Ataturk. Ma non è stato un plebiscito

Turchia, Erdogan vince e si conferma più longevo di Ataturk. Ma non è stato un plebiscito

DAL NOSTRO INVIATO
ISTANBUL – Non è certo stato un plebiscito. Tutt’altro. Ma Recep Tayyip Erdogan sarà ancora presidente della Turchia. Per altri cinque anni. Il presidente uscente, 69 anni, è stato riconfermato con uno scarto di circa quattro punti percentuali (52,1% contro il 47,9% ottenuto dallo sfidante, Kemal Kiliçdaroğlu, 74 anni ).

Dunque, sostanzialmente in linea a quanto prevedevano i sondaggi. Erdogan si conferma così lo statista più longevo nella storia della Repubblica turca. È il suo terzo mandato da presidente (dal 2003 al 2014 è stato primo ministro quando però la Turchia era ancora una repubblica parlamentare). Nemmeno Kemal Ataturk, il fondatore della patria, aveva guidato il Paese così a lungo.

La vittoria di Erdogan acquista un alto valore simbolico soprattutto perché avviene nell’anno in cui si celebra il centenario dalla fondazione della Repubblica. E perché conferma che lo zoccolo duro del suo elettorato, ubicato nell’Anatolia e sulla costa del Mar Nero, ha riconfermato il presidente nonostante la grave crisi economica in corso da quattro anni, esacerbata da un’inflazione galoppante che ha eroso il potere di acquisto delle famiglie.

E che getta un’ombra inquietante sul periodo post-elettorale, quando tutti i nodi – economici – verranno al pettine. Diversi elettori che hanno riconfermato Erdogan riconoscono al loro Rais (capo), così come lo definiscono, il merito di aver fatto crescere l’economia turca ed aver tirato fuori milioni di turchi dalla povertà. Insomma, di esser grati per quanto fatto in passato.Fuori dal seggio del quartiere di Aksaray, sulla sponda europea di Istanbul, Ayva, 50 anni, è l’emblema di questa fetta di fedeli elettori che hanno contribuito alla vittoria di Erdogan nonostante la crisi. «Negli ultimi venti anni siamo diventati comunque più ricchi grazie a Erdogan – ci spiega avvolta nella veste grigie che la ricopre dal capo ai piedi -. E’ cresciuto il benessere collettivo, è cresciuto il benessere spirituale. Stiamo meglio nonostante le difficoltà di oggi. Sono sicura che le cose andranno meglio».

Certo, durante il suo “Regno” Erdogan ha premuto sulla crescita ad ogni costo. Senza curarsi troppo dei pesanti effetti collaterali. Il pil pro-capite è passato dai circa 3.600 dollari del 2003, quando divenne primo ministro, ad oltre 10mila dieci anni dopo. Il conto, tuttavia, da pagare è stato molto salato. L’economia si è surriscaldata. L’inflazione si è gonfiata toccando l’84,5% lo scorso autunno, per poi scendere al 45% in queste settimane. La Lira ha accusato negli ultimi quattro anni una pesante svalutazione sul dollaro. I conti pubblici sono peggiorati in modo preoccupante.

Fonte: Il Sole 24 Ore