Turchia, inflazione al 68,5%: rischio nuovo rialzo dei tassi
L’inflazione su base annua in Turchia ha toccato il 68,5% nel mese di marzo, segnando un aumento rispetto ai dati del mese scorso quando era al 67%. Lo dicono i dati dell’Istituto di statistica nazionale Tuik, secondo cui l’aumento dei prezzi ha toccato il 3,16% da febbraio a marzo. L’inflazione è cresciuta principalmente nel settore dell’istruzione (104,07%), alberghi, caffetterie e ristoranti (94,97%), sanitario (80,25%), trasporti (79,92%) e alimenti e bevande non alcoliche (70,41%).
La forte vittoria del partito di opposizione turco alle elezioni locali di domenica evidenzia la frustrazione degli elettori per l’elevata inflazione, che è tornata a salire nei dati di marzo, secondo Liam Peach, economista di Capital Economics. «Riteniamo che debba essere interpretato come un fatto positivo per gli investitori, in quanto rafforza l’impegno dei politici a riequilibrare l’economia», scrive in una nota.
L’inflazione è stata in media del 48% su base annua nel periodo 2021-23 ed era al 68,5% a marzo di quest’anno, con i media e i commentatori che attribuiscono le perdite dell’AKP del presidente Erdogan al peggioramento del costo della vita, osserva Peach.
Un altro aumento dei tassi di interesse da parte della banca centrale è probabile questo mese, dopo che il ministro delle finanze Simsek ha rassicurato gli investitori sul fatto che la politica di rigore continuerà, con un ulteriore inasprimento fiscale per ridurre l’inflazione, afferma Peach.
Secondo l’analista Bartosz Sawicki della società fintech Conotoxia, il contenimento della pressione sui prezzi rimane fondamentale per rafforzare la fiducia e favorire la ripresa della lira. Ma nel breve termine la valuta continuerà a scivolare, costringendo la banca centrale a nuovi aumenti dei tassi. Una previsione condivisa da Nicholas Farr, economista per l’Europa emergente presso Capital Economics. Il mese scorso la banca centrale ha inaspettatamente aumentato il suo tasso di riferimento di fronte alla pressione inflazionistica, dopo aver precedentemente segnalato che avrebbe lasciato i tassi fermi. Sebbene l’aumento mensile di marzo sia stato meno brusco, rimane comunque molto lontano dall’obiettivo dei responsabili politici, scrive Farr in una nota.
Fonte: Il Sole 24 Ore