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Turchia, storico appello di Ocalan: «Il Pkk deve sciogliersi»
«Tutti i gruppi devono abbandonare le armi e il Pkk deve sciogliersi». L’appello di Abdullah Ocalan è storico. Per la prima volta il leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan ha chiesto la dissoluzione del gruppo armato da lui stesso fondato nel 1978 e da 40 anni coinvolto in un conflitto con l’esercito turco che ha portato alla morte di oltre 40mila persone. Ocalan ha affermato che «non c’è alternativa alla democrazia» per ottenere «rispetto per le identità, libera espressione e auto organizzazione democratica di ogni segmento della società», tra cui i circa 15 milioni di curdi in Turchia.
In un’affollata conferenza stampa a Istanbul, il suo messaggio è stato letto dai politici del partito filo-curdo Dem, la terza forza più rappresentata nel Parlamento turco, che lo hanno incontrato nel carcere dell’isola di Imrali, nel Mare di Marmara, a sud di Istanbul, dove il leader è imprigionato dal 1999, condannato all’ergastolo e in regime di isolamento in seguito all’arresto in Kenya, dopo aver cercato asilo politico in Russia, Italia e Grecia. Nei mesi scorsi Ocalan ha avuto vari colloqui con i deputati del Dem, dopo non aver ricevuto visite per dieci anni, ovvero da quando nel 2015 fallì una tregua, dichiarata dallo stesso leader curdo, tra il Pkk e l’esercito di Ankara che era iniziata nel 2013.
Il progetto di Bahceli
A permettere a Ocalan di prendere nuovamente la parola era stato, a sorpresa, il leader della destra nazionalista (Mhp) Devlet Bahceli, alleato in Parlamento del presidente Recep Tayyp Erdogan, e tradizionalmente lontano dalla causa curda. Bahceli in ottobre aveva invitato Ocalan a sciogliere il gruppo in cambio di concessioni sul suo regime carcerario. L’iniziativa era stata sostenuta da varie forze politiche, tra cui il Dem, e dallo stesso Erdogan, che aveva parlato di un’opportunità «storica». A poche settimane dall’appello per un nuovo processo di pace lanciato dal Mhp, a fine ottobre, il Pkk aveva rivendicato un attentato in provincia di Ankara che provocò la morte di 5 persone e 22 feriti.
Le ragioni politiche delle concessioni a Ocalan
I colloqui in carcere con il leader curdo sono andati comunque avanti e hanno portato all’appello di Ocalan, mentre in Turchia si rincorrono voci sul fatto che la disponibilità di Erdogan nei confronti del leader sia dettata non solo da un’apertura nei confronti della società curda. Molti analisti sostengono che il presidente turco cerchi in questo momento il sostegno in Parlamento dei filo-curdi Dem, che sono all’opposizione, per avere i numeri per poter cambiare la Costituzione in modo tale da potergli permettere di correre per un nuovo mandato alle elezioni in programma nel 2028. «La lotta per la democrazia è difficile e dolorosa, richiede fatica, è un processo che richiede coraggio», ha dichiarato Gultan Kisanak, storica figura del movimento curdo in Turchia e incarcerata per circa dieci anni, commentando l’appello di Ocalan e dichiarando che ora si aprirà «un periodo di responsabilità».
Mentre si capirà soltanto in futuro se l’appello di Ocalan verrà raccolto dai quadri del Pkk nel quartier generale di Qandil, nella regione autonoma del Kurdistan iracheno, che non hanno mai messo in discussione la figura del leader storico; non sono ancora chiare nemmeno le concessioni che Ankara potrà offrire in caso di scioglimento del gruppo curdo. Secondo indiscrezioni sulla stampa turca, alcune concessioni riguarderebbero garanzie che i militanti del Pkk possano tornare a vivere da civili senza problemi e che il partito Dem possa governare le province dove i suoi sindaci sono stati eletti ma poi regolarmente rimossi dal governo per accuse di terrorismo.
Fonte: Il Sole 24 Ore