Tutela di prati e impollinatori: così Unifarco gioca d’anticipo

La sede di Unifarco si trova a Santa Giustina, ovvero al centro delle Dolomiti bellunesi, patrimonio Unesco. D’altra parte, alla sua fondazione nel 1982, la denominazione di questa Spa votata alla produzione e distribuzione presso le farmacie di prodotti dermatologici, cosmetici e nutraceutici era proprio Dolomiti Cosmesi. Naturale, quindi, trovare nel report di sostenibilità azioni che insistono sul territorio che – come osserva Marco Melchiori, sustainability manager & Dpo di Unifarco – è sempre riuscito ad assorbire naturalmente i gas alteranti prodotti dall’uomo. «Ma, con la tempesta di Vaia del 2018 per la quale Belluno ha perso 13.844 ettari di bosco, le cose sono cambiate e anche per questo ci siamo seduti a un tavolo di lavoro composto da entità pubbliche e private, per monitorare la situazione». In futuro potrebbe essere che le Natural based solution non siano più sufficienti per neutralizzare i gas. E proprio per questo il lavoro dell’Alleanza Belluno Carbon Neutral è ancora più importante.

Intanto, la strada intrapresa da Unifarco è chiaramente quella dell’economia rigenerativa. Tipica delle aziende che hanno inserito in statuto gli obiettivi benefit. Lo si vede nelle azioni a tutela dei prati di narciso sui Col Artent e Moscher: qui appoggiando Gruppo Natura Lentiai e Cai Unifarco punta a ripristinare semplici azioni «come lo sfalcio tradizionale – spiega Melchiori -o l’estirpazione manuale del veratro (pianta tossica sia per l’uomo sia per gli animali) per ottenere prati fioriti come quelli di una volta».

O ancora, nella costruzione di una cintura ecologica per tutelare gli impollinatori ospitati in dieci arnie aziendali, accanto alle quali ha fatto capolino anche un bug hotel per ospitare coccinelle, crisope, sirfidi, ditteri e lepidotteri vari. E, sempre in ottica tutela, va citato il supporto al Museo Etnografico di Seravella (Belluno) dove sono state ripiantate e catalogate più di 300 piante di rose provenienti dalle case contadine, dalle ville e dalle canoniche della provincia di Belluno. Le essenze di buona fioritura e biodiversità sono parte attiva dei prodotti Unifarco, conosciuta al grande pubblico anche per il marchio di fitocosmesi Dolomia o il brand Ceramol (prodotti per le patologie della pelle). Investire nella difesa della biodiversità (150mila euro nel 2023), porta anche buoni frutti: da rose, calendula ma anche fragoline di bosco e zafferano (di quello autoctono qui si usa lo “scarto”, ovvero i fiori e non i pistilli) si estraggono principi attivi per diverse referenze a listino. Perché al centro delle strategie di Unifarco ci sono anche le azioni di economia circolare: lo si vede anche nell’uso della corteccia del larice il cui estratto brevettato è alla base della Larixicina per lenire tosse e mal di gola. Qui l’accordo nasce grazie alla collaborazione con una segheria situata nella Valle di Zoldo. Simbiosi industriale naturale al 100 per cento.

Fonte: Il Sole 24 Ore