Tutte le sfide di Jospeh Aoun, il presidente eletto in Libano dopo uno stallo di oltre 2 anni

Tutte le sfide di Jospeh Aoun, il presidente eletto in Libano dopo uno stallo di oltre 2 anni

Il Libano ha, finalmente, un nuovo presidente. Dopo uno stallo politico durato oltre due anni, i riottosi partiti politici sono riusciti a trovare un accordo: Joseph Aoun, 60 anni, dal 2017 capo di Stato maggiore delle forze armate libanesi, è stato eletto dal Parlamento di Beirut con una maggioranza di 99 voti su 128.

Aoun, cristiano maronita così come devono essere tutti i presidenti del Libano secondo il Patto nazionale del 1943 (il primo ministro è musulmano sunnita, mentre il presidente del Parlamento musulmano sciita), sarà dunque l’uomo che cercherà di traghettare il Paese dei cedri in una fase storica complessa e drammatica. La guerra tra Hezbollah e Israele, iniziata l’8 di ottobre del 2023 (aggravatasi con l’invasione israeliana scattata il 1° ottobre del 2024), non è finita. È soltanto congelata da un accordo di tregua che in futuro potrà tenere solo se il presidente si impegnerà a far implementare la risoluzione Onu 1701, che Israele reclama da tempo come precondizione per la fine delle ostilità, e che è stata inserita nel recente accordo di tregua con gli Hezbollah, la cui durata è di 60 giorni. La risoluzione 1701 prevede infatti il ritiro di tutte le forze armate degli Hezbollah, e delle loro infrastrutture, a Nord del fiume Litani, il corso d’acqua che scorre a circa 30 chilometri dal confine con Israele.

Nel Libano del Sud, dove i bombardamenti israeliani e le “esplosioni controllate” hanno ridotto in macerie decine di villaggi, l’esercito libanese dovrà assumere il controllo del confine, vigilare sul rispetto della tregua e monitorare l’applicazione della risoluzione 1701. L’esercito, finora messo in ombra dallo strapotere militare di Hezbollah, sarà dunque chiamato a svolgere un ruolo di primo piano.

Le prime parole di Aoun vanno in questa direzione. «Le autorità avranno il monopolio sulle armi – ha dichiarato -. Lo Stato deve investire nel proprio esercito per poter proteggere i propri confini, lottare contro il contrabbando e il terrorismo e prevenire l’aggressione israeliana sul territorio». Aoun ha poi promesso di garantire l’indipendenza della magistratura, altro tasto dolente del Paese dei cedri insieme alla pervasiva corruzione, attraverso l’approvazione di una nuova legge. Infine ha sottolineato: «Non negozieremo sulla sovranità e sull’indipendenza del Libano».

Il Libano è un piccolo Paese, un calderone multietnico e multiconfessionale, condannato a subire le interferenze straniere. A dispetto del suo predecessore, Michel Aoun, Joshep Aoun (non hanno rapporti di parentela) è una scelta che piace molto ai Paesi occidentali, e che ha incontrato il favore dei Paesi arabi sunniti, soprattutto delle monarchie ostili all’Iran. «È un momento di speranza per il popolo libanese, che ha saputo unirsi per tracciare una rotta e costruire un futuro migliore. La strada è ora aperta per la stabilità e le riforme. L’Europa sostiene questo percorso. È una tappa decisiva per la ricostruzione del Paese» ha scritto su X il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot. «Importante elemento di stabilità per la regione è l’elezione del nuovo presidente libanese, uomo di grande spessore, di grande qualità e amico dell’Italia, che conosciamo molto bene» ha detto il ministro italiano degli Esteri, Antonio Tajani.

Fonte: Il Sole 24 Ore