Tutto pronto per l’invasione dei giocattoli “intelligenti”che ascoltano, rispondono e imparano

Stanno arrivando. Su questo i dubbi sono pochi. Sul quando invece molto dipenderà dalle regole sull’intelligenza artificiale che gli Stati nazione si daranno singolarmente o collettivamente. Parliamo dei giocattoli animati dall’Ai Gen, da chatbot come ChatGpt per intenderci. Quindi di una nuova generazione di oggetti non più solo connessi a internet ma in grado di dialogare con i bambini con il linguaggio naturale. Vuole dire che parlano, ascoltano e imparano.

Proviamo a capire cosa potrebbero fare: I giocattoli intelligenti per esempio possono generare storie personalizzate per il bambino, inventare giochi, insegnare la programmazione e altro ancora. Potrebbero lavorare in chiave Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) per migliorare le competenze dei bambini. Ma anche reinventare nuovi format di giochi tradizionali imparando e studiando per il esempio il nostro stile di gioco. Immaginate un board game che si adatta e risponde alle nostre mosse decidendo se perdere o alzare il livello della sfida in base alla nostra frustrazione espressa. Parliamo di qualcosa di nuovo anche per i videogiochi che da anni hanno perfezionato strumenti di bilanciamento della sfida basati sull’intelligenza artificiale. Il valore di questi nuovi “giocattoli” non è facilmente quantificabile anche perché non conosciamo i costi reali dell’integrazione dall’Ai gen. Sappiamo però che la finanza ci crede ed è pronta a scommetterci. Il mercato globale degli Ai Toys misurato da Contrive Datum Insight potrebbe triplicare in valore da qui al 2030 passando da 12 miliardi di dollari a 35,7 miliardi.

I rischi che qualcosa vada male in questo settore sono però altissimi. In particolare per quanto riguarda la privacy e il potenziale impatto sullo sviluppo psicologico dei bambini.

Una premessa: gli Ai Toys non sono il male anche se un qualche brivido alla schiena lo danno. Esattamente come non sono pericolosi a priori i giocattoli connessi a internet. Il problema c’è quando manca la trasparenza di questi device, quando per esempio non si sa che fine fanno i dati, chi li detiene e con quale scopo. Parliamo di quello che questi giocattoli imparano da chi gioca con loro. Dai bambini, per essere chiaro.

Qualcuno si ricorderà – anzi non si ricorderà – del caso della bambola interattiva Cayla. Siamo nel 2017. Biondina, giacca di jeans e gonna rosa. L’Autorità garante delle telecomunicazioni l’ha messa al bando con l’accusa di spionaggio. Non solo non è più possibile venderla ma non si può neppure detenerla. Chi l’ha acquistata dovrà distruggerla.

Fonte: Il Sole 24 Ore