Uccise la moglie e la figlia di lei: l’Assise nega l’ergastolo

Uccise la moglie e la figlia di lei: l’Assise nega l’ergastolo

Disagio, umiliazione e frustrazione figli del clima di altissima conflittualità famigliare. Questa la condizione che, ad avviso dei giudici della Corte d’Assise di Modena, ha portato Salvatore Montefusco, classe ’53 ad uccidere, nel 2022, a fucilate la moglie e la figlia della donna. Un quadro che ha indotto i giudici a condannare l’imputato a 30 e non all’ergastolo come chiesto dalla procura. Una decisione frutto di un bilanciamento tra attenuanti generiche e aggravanti. In questa ultime è rientrato il rapporto di coniugio e l’aver commesso il fatto davanti al figlio minore della coppia, come previsto dal Codice rosso. Per i giudici non c’erano però nè la premeditazione, nè i motivi abietti e futili, nè la crudeltà.

La posizione dei giudici

Quanto ai maltrattamenti, considerati reciproci, erano assorbiti dall’omicidio. In 213 pagine di sentenza viene raccontata, attraverso le testimonianze, anche del figlio minore, una guerra dei Roses – che vedeva da una parte la madre e la figlia dall’altra l’imputato – fatta di vessazioni reciproche incompatibili «con le ordinarie condizioni di vita di un normale nucleo familiare». I giudici danno conto dei dispetti che le due donne infliggevano a Montefusco «impedendogli di dormire nel proprio letto; di utilizzare i bagni della propria abitazione; di prendere un caffè di muoversi liberamente nella propria casa le cui camere venivano chiuse a chiave».

Quanto all’imputato, l’unico che poteva contare sull’entrata della pensione, metteva in atto i suoi maltrattamenti, mantenendo solo il figlio e facendo mancare il sostentamento alla moglie e alla figlia di lei, che erano state costrette a fare dei lavori precari. Spiava poi la moglie con uno 007 privato e un Gps . Aggressioni reciproche che non sono bastate all’imputato per ottenere l’attenuante della provocazione ma che «sono state obiettivamente lesive della integrità fisica del Montefusco – si legge nella sentenza – e della sfera morale di tutti e tre i soggetti».

Motivo scatenante del duplice omicidio, per la Corte d’Assise, potrebbe essere stato l’ennesimo invito a lasciare la casa. “Minaccia” che può avere determinato nell’imputato «quel black-out emozionale ed esistenziale che lo avrebbe condotto a correre a prendere l’arma».

Le attenuanti generiche sono state considerate equivalenti alle aggravanti «in ragione della comprensibilità umana dei motivi che hanno spinto l’autore a commettere il fatto reato».

Fonte: Il Sole 24 Ore