Ucraina, la proposta dell’Italia: forze di peacekeeping, ma non solo europee

Ucraina, la proposta dell’Italia: forze di peacekeeping, ma non solo europee

Dopo la telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin, e soprattutto dopo le parole del presidente Usa che aprono all’ipotesi di una tregua in Ucraina «in un futuro non troppo distante», i ministri della Difesa della Nato si sono incontrati a Bruxelles per discutere degli scenari che si potrebbero delineare. Un’Alleanza Atlantica terremotata dal capo del Pentagono Pete Hegseth, su mandato del commander-in-chief Trump, si è ritrovata all’improvviso divisa, con gli Usa da una parte a dettare la linea sulla pace e su una maggiore condivisione degli oneri di spesa (sul principio sono tutti d’accordo, sul “quanto” meno), l’Europa a subire senza poter toccare palla dall’altra. E Kiev sotto shock, più o meno nel mezzo. A margine dell’incontro, Guido Crosetto ha espresso qualche considerazione che delinea la posizione italiana.

Crosetto: «Missione di pace in Ucraina non sia solo europea»

Il ministro della Difesa italiano ha sottolineato che «sarebbe un suicidio andare solo come paesi europei», in Ucraina con truppe di peacekeeping e senza l’ombrello Nato, dopo un eventuale accordo di cessate il fuoco con la Russia, come sembrano suggerire gli americani. L’impegno per assicurare il mantenimento della pace dovrà essere «sotto l’egida delle Nazioni Unite, e comunque sicuramente extraeuropeo, con il coinvolgimento dei Paesi arabi, dell’India e di altri paesi». «Non è ancora iniziato il dibattito su questo tema», ha aggiunto Crosetto. Una missione per il mantenimento della pace e della sicurezza in Ucraina, ha osservato. «mi auguro che ci sarà, perché vorrà dire che è scoppiata la pace, ma a quel punto noi», come Italia, «saremo disponibili all’interno di un contingente che va dal di là dell’Europa».

L’esperienza in Libano con Unifil

Crosetto ha fatto poi riferimento alla missione Unifil in Libano, che vede la partecipazione di circa militari italiani sotto l’ombrello delle Nazioni Unite. L’Italia è al comando del Settore Ovest e della Joint Task Force italiana in Libano, principalmente composta da militari della Brigata “Pozzuolo del Friuli”, comandata dal generale di brigata Nicola Mandolesi. Sono «le stesse cose che abbiamo fatto in Libano – ha detto Crosetto -, la stessa cosa che siamo disposti a fare a Gaza. Vale qua lo stesso schema che abbiamo utilizzato nelle nostre missioni di pace internazionale. Noi d’altronde – ha concluso -, se vogliamo pensare a un futuro di pace, dobbiamo dare forza alle organizzazioni multilaterali: bisogna rianimare l’Onu, ridargli una forza politica che ha perso negli ultimi decenni; e questa può essere l’occasione per dare all’Onu una nuova speranza di diventare qualcosa di importante per l’umanità e per il mondo».

A Monaco di Baviera la conferenza sulla sicurezza

Intanto venerdì 14 febbraio si apre, fino al 16 febbraio, l’annuale Conferenza sulla sicurezza a Monaco di Baviera, giunta alla 61esima edizione. Luogo altamente simbolico, perché diede i natali all’appeasement di Neville Chamberlain verso Adolf Hitler nel 1938, si trasforma nel palcoscenico dove avverrà una girandola d’incontri, dal G7 al Quint. L’inviato speciale Usa per il conflitto in Ucraina Keith Kellogg ha già anticipato che parlerà delle sue proposte per la pace in Ucraina con gli alleati ma ha chiarito, il piano Usa non sarà ancora reso pubblico. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky punta a chiudere accordi economici con gli Stati Uniti. Proporrà agli Usa lo scambio con le terre rare, e contratti di ricostruzione e concessioni di investimento.

Fonte: Il Sole 24 Ore