Ucraina, telefonata Trump- Macron. Da Tusk a Starmer: fare di più per Difesa ma non c’è accordo per le truppe sul terreno

Ucraina, telefonata Trump- Macron. Da Tusk a Starmer: fare di più per Difesa ma non c’è accordo per le truppe sul terreno

Alla vigilia del vertice di Parigi sull’Ucraina il presidente francese Emmanuel Macron sente al telefono Donald Trump appena prima dell’inizio della riunione, riferisce l’Eliseo. Intanto emergono alcuni punti in comune ma anche delle differenze tra i leader europei invitati da Emmanuel Macron (Germania, Regno Unito, Italia, Polonia, Spagna, Olanda e Danimarca, oltre al presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen e al segretario generale della Nato, Mark Rutte). Sembra ci sia un certo accordo a spendere di più nella difesa ma le differenze emergono quando si tratta di mandare truppe in Ucraina.

Difesa: fare di più

Il primo ministro polacco Donald Tusk ha dichiarato che al vertice di Parigi chiederà di aumentare “immediatamente” le spese per la difesa in Europa. “Non saremo in grado di aiutare efficacemente l’Ucraina se non prendiamo subito misure concrete riguardo alle nostre capacità di difesa”, ha detto Tusk, secondo il quale l’Europa oggi non è “in grado” di contrastare il potenziale militare della Russia. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato che la sicurezza nazionale del suo Paese si trova ad affrontare una sfida generazionale e che è fondamentale che tutta l’Europa spenda di più per la difesa.

Lo stesso concetto è espresso dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen su X: «Appena arrivata a Parigi per colloqui cruciali. La sicurezza dell’Europa è a un punto di svolta. Sì, si tratta dell’Ucraina, ma anche di noi. Abbiamo bisogno di un approccio d’urgenza. Abbiamo bisogno di aumento della difesa. E abbiamo bisogno di entrambe le cose adesso». Intanto il governo danese ha intenzione di aumentare le proprie spese militari nel biennio 2025-26 fino a raggiungere il 3% del Pil: è quanto riporta il quotidiano danese Berlingske, citando fonti dell’esecutivo.La premier danese Mette Frederiksen riferirà domani in Parlamento in merito al vertice europeo in programma oggi a Parigi ed affronterà anche la questione delle spese per la Difesa; nel corso di una conferenza stampa tenuta a Monaco Fredriksen aveva sottolineato la necessità di “aumentare il sostegno militare per l’Ucraina, produrre di più e più velocemente”.

Truppe sul terreno: si procede divisi

Altro discorso è mandare truppe sul campo di battaglia. Contraria la Germania (in campagna elettorale). E’ prematuro parlare della partecipazione di truppe tedesche a una forza di pace in Ucraina, dice il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. A poche ore dall’inizio del summit di Parigi, da Kassel, durante un evento della campagna elettorale in vista del voto anticipato di domenica prossima, Scholz ha evidenziato come a suo avviso sia affrettato parlare di scenari del dopoguerra in Ucraina con il coinvolgimento di truppe di Paesi europei, dal momento che il conflitto è ancora in atto. “Il focus dovrebbe essere su un Esercito ucraino molto forte, anche in tempi di pace – ha osservato – Questo sarà un compito importante per l’Europa, gli Stati Uniti e gli alleati”. “E le questioni da discutere riguardo il quadro di sicurezza verranno affrontate quando sarà il momento”, ha detto Scholz. Le sue parole arrivano dopo che il premier britannico Keir Starmer ha affermato che il Regno Unito è pronto a contribuire alle garanzie di sicurezza per l’Ucraina “mettendo le proprie truppe sul terreno se necessario”.

Contrario a mandare le truppe il ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares il quale ha dichiarato che è troppo presto per discutere di un dispiegamento di truppe in Ucraina, poiché ritiene che una pace duratura debba venire prima di tutto. Favorevole invece la Svezia che non esclude l’invio di proprie truppe in Ucraina per il mantenimento della pace. Lo ha dichiarato la ministra degli Esteri Maria Malmer Stenergard. Prima, ha sottolineato, è necessario negoziare ’’una pace giusta e sostenibile’’.

Fonte: Il Sole 24 Ore