Ue, al via i lavori della nuova Commissione Cultura: quali sfide la aspettano?

È finita l’estate anche a Bruxelles dove, il 4 settembre, si sono riunite le neo-elette Commissioni permanenti del Parlamento Europeo tra cui il CULT Commitee, la Commissione competente per le politiche dell’Unione Europea nel campo dell’istruzione, della cultura e dello sport in carica fino al 2028. Composta da 30 deputati europei, la Commissione è presieduta dalla parlamentare tedesca Nala Riehl (Verdi/ALE) che, lo scorso 23 luglio, ha conquistato la prestigiosa presidenza sottraendola al gruppo di estrema destra Patrioti per l’Europa, che aveva candidato la francese Malika Sorel. Un ruolo decisivo quello della Commissione Cultura che, ricordiamo, nella scorsa legislatura (2019-2024) è riuscita a negoziare il raddoppio del budget del Programma Europa Creativa, passato da 1,47 miliardi per il periodo 2014-2020 a 2,44 miliardi nel 2021-2027 e, non secondariamente, ha emanato lo European media freedom Act, una normativa volta a garantire la trasparenza e l’indipendenza dei media in Europa, la cui attuazione e monitoraggio saranno tra i compiti principali di questo mandato.

Emendamenti di Bilancio 2025

Il primo punto all’ordine del giorno esaminato dai membri della Commissione ha riguardato il piano di lavoro dei programmi a gestione diretta del Comitato, nello specifico Europa Creativa, Erasmus+ e il Corpo Europeo di Solidarietà, per i quali è stata proposta una rettifica del bilancio previsto dal Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027. In questo contesto, il Parlamento Europeo ha seguito l’indirizzo suggerito dalla Commissione Europea, approvando un incremento del budget complessivo destinato ai tre programmi di 126,5 milioni di euro. Per quanto riguarda Europa Creativa, alla proposta della Commissione di aumentare il budget 2025 di 352 milioni di euro, il Parlamento ne ha aggiunti ulteriori 48 milioni, portando l’incremento complessivo a circa il +6% rispetto al budget 2024. Tuttavia è importante sottolineare che la proposta, che dovrà essere adottata dal Parlamento Europeo entro il mese di ottobre, prevede una riduzione significativa delle risorse destinate agli ultimi due anni di lavoro dell’attuale ciclo di Europa Creativa (2026 e 2027), per i quali il budget si ridurrà a circa 250 milioni di euro annui, segnando un calo significativo rispetto ai periodi precedenti.

I prossimi passi dell’agenda politica

A seguito dell’intervento di Pia Ahrenkilde Hansen, Direttore Generale della DG EAC (Istruzione, Gioventù, Sport e Cultura) della Commissione Europea, è stato presentato lo studio intitolato “Politica dell’UE nel settore culturale e creativo – panoramica e prospettive future” . Il rapporto, commissionato dal precedente CULT Committee (2019-2024), ha proprio l’obiettivo di fornire una visione complessiva delle principali sfide e opportunità che il settore culturale e creativo dovrà affrontare durante il mandato 2024-2029 del Parlamento Europeo.

Lo studio si apre con un’analisi delle politiche adottate dal settore durante la precedente legislatura, un periodo segnato da crisi profonde e trasformazioni sistemiche, come la pandemia da COVID-19 e la guerra in Ucraina, che hanno avuto un impatto devastante sui professionisti del settore culturale, richiedendo interventi economici urgenti e straordinari per garantirne la sopravvivenza. Il rapporto prosegue esaminando due macro-tematiche, divenute ormai strutturali per il settore, che il nuovo Comitato CULT dovrà necessariamente affrontare. In primo luogo, emerge la necessità di rafforzare la rilevanza politica del settore culturale, integrandolo maggiormente nelle future agende strategiche dell’Unione Europea; in secondo luogo, si confronta con l’annosa questione della precarietà economica che da sempre affligge il settore, e sempre più aggravata dalla predominanza di finanziamenti a breve termine. Nel concreto, lo studio evidenzia quattro aree che di intervento che nei prossimi anni richiederanno l’elaborazione di una strategia politica mirata:

– Integrazione nelle politiche trasformative, incorporando il settore culturale e creativo all’interno delle politiche sociali ed economiche dell’Unione, promuovendo una maggiore collaborazione intersettoriale.

Fonte: Il Sole 24 Ore