Ue, il rapporto Draghi: dalla cooperazione al debito in comune, ecco che cosa contiene

Nella sua relazione l’ex premier italiano sostiene la necessità di completare il mercato unico (come previsto dal Rapporto Letta); rendere più coerenti tra loro politiche industriali, commerciali e della concorrenza (“l’attenzione di tali politiche dovrebbe essere rivolta ai settori piuttosto che alle aziende”); finanziare in comune “beni pubblici europei”; e infine riformare il governo dell’Unione europea, riducendo gli oneri amministrativi dove è possibile ma anche delegando al centro dove è necessario.

Il tema degli aiuti di Stato è delicato. In questi anni, Bruxelles è stata chiamata a trovare un difficile equilibrio tra la preservazione della libera concorrenza e la promozione di imprese di livello continentale. Sostiene il rapporto di Mario Draghi: “Poiché l’innovazione nel settore tecnologico è rapida e richiede bilanci consistenti, le analisi relative alle fusioni dovrebbero valutare in che modo la concentrazione proposta influirà sul futuro dell’innovazione nei settori prioritari”.

Debito in comune

Il tema del finanziamento dell’economia è cruciale. “Per massimizzare la produttività, sarà necessario un finanziamento congiunto negli investimenti in beni pubblici europei fondamentali, come per esempio i settori più innovativi”, si legge nel rapporto. “Per raggiungere gli obiettivi indicati nella presente relazione, è necessario un investimento aggiuntivo annuale minimo di 750-800 miliardi di euro, secondo le ultime stime della Commissione, pari al 4,4-4,7% del PIL della UE nel 2023”.

“L’Unione dovrebbe orientarsi verso l’emissione regolare di strumenti di debito comune per consentire progetti di investimento congiunti tra gli Stati membri e contribuire all’integrazione dei mercati dei capitali”, aggiunge l’ex banchiere, riferendosi all’esempio del NextGenerationEU. Tra le altre cose, Mario Draghi suggerisce che “gli Stati membri potrebbero prendere in considerazione la possibilità di aumentare le risorse a disposizione della Commissione rinviando il rimborso dei NGEU”.

La difesa merita un capitolo a sé. L’ex presidente del Consiglio nota in Europa limitati investimenti tecnologici e una industria molto frammentata. “Il rapporto raccomanda quindi di aumentare i finanziamenti europei per la R&S e di concentrarli su iniziative comuni. Questo approccio potrebbe essere sviluppato attraverso nuovi programmi a duplice uso e una proposta di progetti europei di difesa di interesse comune per organizzare la necessaria cooperazione industriale”.

Fonte: Il Sole 24 Ore