Ulisse? fantasma all’ombra delle stelle

Ulisse? fantasma all’ombra delle stelle

Quassù, siamo extraterrestri appesi al cielo, nel blu del Greco Mar. Itaca, estremo lembo settentrionale dell’isola, villaggio di Exogí, che altro non vuol dire che “fuori dal mondo” (έξω, fuori dalla terra, γη). Quassù, al caffè Extraterrestrial, con una fresca spremuta d’arance in mano, tutto torna: la sensazione è di una straniante felicità, lontano da tutto, con piccoli villaggi ai nostri piedi, quasi che, una mattina, Zeus avesse aperto uno scrigno di perle per farle rotolare verso il mare. Exogí è poche case, una chiesa con il suo campanile, un silenzio immacolato e il Mar Ionio ad abbracciare il tempo.

Iannis gestisce il caffè ed è un giovane greco con una barba da moderno Poseidone: «Vivo qui nove mesi all’anno, credo nel ritorno alla terra, al valore di ascoltare chi arriva, ai ritmi lenti e al mondo che fu. Noi da lì veniamo». Tanto da prendere una chiave e aprire la raccolta museale privata alle spalle del bar. È stato Chrysanthos Karavias a volerla, lui che ha fatto fortuna a Santorini ma qui ha le radici: in uno spazio enorme, sotto travi vecchie 500 anni, sono stati allestiti utensili usati fra Ottocento e metà Novecento, compreso un motore di treno fatto arrivare dalla Germania dopo la Seconda guerra mondiale e utilizzato per spremere le olive. Ci sono le anfore in cui conservare l’olio, gli attrezzi fusi nelle palle di cannone di epoca veneziana, le pietre che macinavano il frumento e la fatica del vivere quando, per fissare gli orari di lavoro, si osservava l’ombra lasciata dalla montagna sul campanile del villaggio. A quel punto non restava che risalire a casa, a Exogí, mica c’erano lampade o torce: «Questi oggetti – spiega Iannis – dimostrano l’intelligenza, la capacità di adattamento della nostra gente: sono la nostra cultura».

Sulla strada che scende da Exogí a Stavrós, cuore dell’isola in epoca palaziale (1400-1200 a.C., è il periodo della guerra di Troia), una deviazione sulla sinistra porta alla cosiddetta Scuola di Omero, rovine – in tutti i sensi, lasciate al loro destino – di un imponente palazzo su più terrazze, grandi blocchi di costruzione. Gli archeologi studiano e resta la suggestione che sia proprio il palazzo di quel giramondo che aveva casa a Itaca, ma chissà…

La macchia mediterranea profuma di salvia e rosmarino, e digrada fino ai villaggi di Fríkes e Kióni, anse benedette dalle barche a vela e per uno spuntino. Alla taverna Odysseas, sul porticciolo, si mangia un delizioso savòro, pesci fritti e lasciati marinare in olio, aglio e uva passa, per scoprire che la storia arriva anche a tavola. «Come non sentire in savòro l’assonanza con le veneziane sarde in saor», spiega Gregorio Belloni, ingegnere padovano che da anni ha scelto Itaca come buen retiro per dedicarsi alla pesca in apnea: «è un’isola magica dove il tempo si dilata, le persone ti salutano e diventi parte del loro mondo».

I villaggi e i porticcioli, la storia e la cultura, e anche le spiagge. A Itaca non manca nulla. C’è tutta la tavolozza dei blu e dei verdi perché la macchia, una cascata di pini e cipressi che si getta in mare, fa questo effetto: la luce di Gidáki (infinita e bellissima) è diversa da quella di Sarakíniko o Kamínia. Il mare ribolle di colori, ha il segreto e il mistero delle cose semplici, come quella giovane donna, Veronika Mikos, incontrata per caso alla spiaggia di Dexiá. Sguardo intenso, modi eleganti e una vita per l’ambiente. Non potrebbe essere diversamente: è la direttrice di Healthy Seas. Nel 2021, la fondazione, che sfida la sporcizia di mari e coste, insieme con gli abitanti dell’isola (sono circa 3mila), ha realizzato il progetto “Il viaggio verso Itaca”: «In otto giorni – ricorda la direttrice – abbiamo raccolto, grazie al coinvolgimento di una sessantina di persone, oltre 76mila chili fra reti, plastiche, metalli e abbiamo sanato un lungo tratto della costa sud est dove c’era un allevamento ittico dismesso. Non avevamo mai visto un inquinamento simile, eppure siamo riusciti nell’impresa e gli abitanti dell’isola, scettici all’inizio, hanno reso possibile l’impossibile. Itaca è diversa dalle altre isole, è conservatrice e misteriosa perché i siti archeologici sulla terraferma sono poco indagati e quelli sottomarini non lo sono affatto. Itaca non ha molte testimonianze del passato, ma ti tocca con il suo spirito. Lascia spazio all’immaginazione».

Fonte: Il Sole 24 Ore