Un 2025 in salita per la metalmeccanica in Piemonte, male le previsioni sull’export

Un 2025 in salita per la metalmeccanica in Piemonte, male le previsioni sull’export

Una ulteriore frenata della manifattura che si fa sentire, in una delle regioni Italiane a più alto tasso di industria, dove pesa la crisi dell’automotive e del tessile. A leggere fra i dati delle previsioni delle imprese piemontesi si scopre che sono questi due settori – il primo condizionato dalla crisi dell’automotive, il secondo dalla frenata della moda – a registrare i trend più negativi relativi alle attese per il primo trimestre dell’anno, con una visibilità ridotta sugli ordinativi fino a marzo. «Abbiamo registrato 21 mesi di perdita di produzione industriale in Italia, il Piemonte e Torino si inseriscono in questo contesto assai difficile» commenta il presidente dell’Unione industriali di Torino Marco Gay, che però evidenzia le leve positive su cui il territorio dovrà puntare. «Resta tonica la propensione agli investimenti – commenta – con i tre quarti delle imprese che tengono la rotta degli investimenti, e una impresa su quattro, in particolare, che punta su nuovi impianti nella metalmeccanica». L’eterogeneità industriale del territorio aiuta, permette di vedere le luci accanto alle ombre, come la tenuta del settore alimentare, ad esempio, accanto alla chimica.

L’elefante nella stanza è rappresentato dal settore automotive. «Il problema della mobilità – sottolinea Gay – ha una rilevanza europea come dimostra il crollo degli utili operativi delle grandi case automobilistiche. La sfida è puntare sull’innovazione e sugli investimenti in nome della neutralità tecnologica». Le politiche industriale, a livello territoriale, nazionale e sovranazionale, sono la condizione per rilanciare il settore dicono gli industriali. Venerdì è in programma un incontro in Regione con l’associazione degli industriali nelle diverse rappresentante provinciali. «Credo sia necessario agire sui nostri territori per sostenere l’indotto auto che grazie alle sue competenze lavora con le filiere europee, servono politiche industriali di territorio che facciano da stimolo per la politica nazionale nazionale. «La priorità – sottolinea Gay – è quella di approfondire velocemente i temi di sostegno alla filiera, serve farlo nelle prossime settimane e non nei prossimi mesi».

Sono le esportazioni a registrare gli inicatori di fiducia più negativi, con un delta negativi di nove punti, in peggioramento rispetto all’ultimo trimestre del 2024. L’andamento della produzione e delle esportazioni a consuntivo (dati Unioncamere) è stata negativa negli ultimi trimestri. Nel periodo gennaio-settembre scorso le vendite oltreconfine sono calate a 45,6 miliardi di euro dai 47,3 miliardi dei primi nove mesi del 2023, segnando una contrazione tendenziale del 3,5%. Alle variazioni del -2% e -6,7% registrate nel primo e nel secondo trimestre è seguito il -1,3% del periodo luglio-settembre scorso. Anche nella produzione il 2023 ha registrato tre trimestri di vita (fino a settembre) in calo. «Tutte le province piemontesi registrano indicatori perlopiù negativi con poche eccezioni – sottolinea il presidente di Confindustria Piemonte Andrea Amalberto – in questo contesto il fattore energetico gioca a sfavore delle imprese. L’industria italiana sconta già prezzi più alti rispetto agli altri paesi europei, in più il meccanismo di costruzione del prezzo sul mercato è distorto perché collegato al gas e senza alcun riconoscimento per le fonti alternative. Lo stoccaggio però garantisce i prossimi mesi, perciò serve evitare ogni forma di allarmismo».

Fonte: Il Sole 24 Ore