Un inno di Grecitudine – Il Sole 24 ORE

C’è questo bambino nella penombra, sotto una cascata di sole che acceca e accende la fotografia. Con la mano sinistra sfiora il braccio destro, ambrato di salsedine e Pindaro gli sussurra: «Il sogno di un’ombra, ecco l’uomo». È un piccolo uomo che cresce, come milioni prima di lui con vista sul Greco Mar. Ce lo racconta da dietro l’obiettivo Nikos Aliagas, poliglotta, giornalista e conduttore televisivo e radiofonico, Dna greco e vita francese, che espone in Francia e nel mondo (lo scorso anno anche a Venezia, a Palazzo Vendramini Grimani). Il racconto è in bianco e nero, la luce e il buio, la vita e la morte, il passato e il futuro e si eleva a poesia grazie a decine di citazioni d’autore, da Omero a Saffo, da Plutarco a Senofonte, dai contemporanei Nikos Kazantzakis fino ai Nobel Odysseas Elytis e Giorgos Seferis. L’esprit grec. Mes apophtegmes essentiels è un diario di viaggio, un carnet di pensieri eterni, un florilegio di massime d’autore, una Grecia amatissima e di tutti. È soprattutto un trionfo di Grecitudine. D’altra parte, come non ricordare che Marguerite Yourcenar, nelle Memorie di Adriano, aveva scritto: «quasi tutto ciò che di meglio gli uomini hanno detto, l’hanno detto in greco».

«Chi parla e pensa in greco, è un uomo libero»

Aliagas è un greco moderno, cresciuto nella classicità: nella pace di Missolungi, la madre Haroula, china sulla macchina da cucire, gli insegnava la differenza fra spiriti aspri e dolci, il nonno Spyros gli leggeva i canti dell’Iliade all’ombra degli ulivi e gli ripeteva che: «chi parla e pensa in greco, è un uomo libero». Poi, l’incontro con il pensiero greco, il tentativo di decodificarlo e capirlo in greco antico da greco moderno, e, infine, la conoscenza con Laure De Chantal, una delle direttrici delle collezioni delle Belles Lettres e il suo invito a far dialogare immagini contemporanee con parole antiche. Così, con un carnet in mano, Aliagas ha unito scorci e citazioni greche, con l’esattezza di quei vocaboli: «Ho scoperto la lingua greca quasi prima di saperla leggere, l’ho sentita come l’anamnesi più intima del mio essere, un suono venuto dall’esterno, una musica ancestrale che dormiva in me da sempre». E Les Belles Lettres, tempio dell’erudizione, la casa editrice dei metri lineari di dorsi gialli con le traduzioni e i commenti degli antichi, hanno pubblicato L’esprit grec, il πνεύμα, per dirla alla greca, il soffio che ci fa fratelli con Omero. Non è stato facile trovare un dialogo così struggente senza creare anacronismi o qualcosa di esotico: tutto merito di una ricerca profonda del senso primo e intimo delle parole. Che diventano eterne, poetiche, senza tempo.

Foto contemporanee e parole antiche

Una donna a un incrocio di Sifnos, la laguna di Missolungi, gli scorci del santuario di Delfi, i villaggi di Itaca, mari di ulivi, greggi assonnate, api affollate sul telaino, occhi di brace, capitelli corinzi, volti riarsi dalla calura, pescatori nel sole: la Grecia di oggi è un esperanto verso l’antico. Basta vedere quelle mani di donna alle prese con la pasta, magari i makaruni di Karpathos. Al polso porta un orologio, l’oggi, e anche un komboskini, il tempo passato, il tempo della preghiera materializzato in un braccialetto di cotone, quasi un rosario degli ortodossi. Sono sguardi, gesti, attese, richieste, inviti, ombre. Sono attimi: «Impara a riconoscere il buon momento, il momento giusto», scriveva Pittaco. Il kairós, l’attimo, è il tempo personale di ognuno, è un’energia che, fluida, ci attraversa. E si riempie di citazioni: «la vita è corta, l’arte è lunga» (Ippocrate), «non conservare odio immortale, tu sei mortale» (Menandro), «non solo il potere rivela l’uomo, ma l’uomo rivela il potere» (Plutarco), «la grandezza dei popoli non si misura in ettari, ma con il sangue e la fiamma ardente del cuore» (Kostis Palamas), «non esiste l’amore ufficiale o quello vietato. Esiste solamente l’amore, senza aggettivi» (Andreas Embirikos)

Il valore della lingua greca

Il bianco e nero delle immagini lascia spazio ai silenzi, al vento che scompagina i capelli, al profumo primaverile dell’origano, ai canti liturgici di certe domeniche mattina, tutti raccolti nel blu abbagliante della copertina: da sempre, in Grecia, ogni cosa, ogni afflato inizia e finisce con il mare. Anche per la nostra Europa, che per sopravvivere deve continuare a parlare greco, a pensare in greco: quando ci sono le parole non serve la violenza. Basta una lingua millenaria, coscienza intima di ognuno per ritornare alle origini, capire il viaggio e disegnare nuovi orizzonti: «L’uomo è fatto in un pugno acido di lievito, nasce come un arcangelo, muore come un selvaggio. Tutto ciò che resta nella sua vita è una lingua e una patria, la sua prima consolazione e la sua ultima speranza» (Nikos Gatsos).

Nikos Aliagas, L’esprit grec. Mes apophtegmes essentiels, Les Belles Lettres, pagg. 238, euro 17

Fonte: Il Sole 24 Ore