Un tuffo nella storia antica esplorando la Turchia dell’Est
Ci si sveglia prima dell’alba per affrontare l’ascesa alla cima del Nemrut Dağı, confidando nell’apparizione di lì a poco di quell’immancabile velo rosa che avvolgerà il sogno in pietra di Antioco I Epifane. Il Sovrano del regno di Commagene, discendente sia di Dario Il Grande di Persia sia di Alessandro Magno, lesto e avveduto a stringere un rapporto di non belligeranza coi Romani, non resistette alla tentazione di erigere questo monumento funerario rupestre considerato il più epico dell’intera Turchia. Fu riscoperto solo a fine 800 dall’ingegnere tedesco Otto Puchstein in compagnia di quel Carl Humann al quale è attribuita l’asportazione dell’altare di Pergamo alla volta di Berlino. Proprio per arrivare lassù nell’ora perfetta del sorgere del sole si accetta volentieri di camminare a mo’ di sonnambuli sul sentiero che conduce al terrazzamento orientale: là, infatti, si eleva il tempio orientale del Nemrut Daği. A dare il benvenuto ci sono sei altissime statue acefale in trono e le teste alte due metri che hanno fatto meritare a questo sito archeologico la fama di mistero e intrigo rimasta intatta sino ai giorni nostri. Sono imponenti queste figure scolpite nella pietra, così come i frammenti sparsi di un’aquila, di un leone e dei guardiani del tempio. Anche la terrazza occidentale, alla quale si giunge seguendo il secondo percorso rituale fiancheggiato da steli in rilievo, è popolato da queste presenze ammalianti e al tempo stesso inquietanti: accanto alle teste, ecco più riconoscibile di tutti Antioco rappresentato nell’atto di stringere la mano ad Apollo, Ercole e Zeus.
Itinerario da Makatya a Arslantepe
Adesso che i raggi del sole puntano diretti verso le crepe delle teste, sembra di assistere in tempo reale a una radiografia di queste figure in grado di evidenziare la complessa tessitura dei volti, le pieghe della loro pelle in pietra calcarea. E viene naturale ruotare lo sguardo dalle statue al paesaggio e viceversa per incapsulare lo stesso panorama che dall’età ellenistica è stato loro appannaggio: la catena montuosa del Tauro orientale e sotto l’esteso, infinito paesaggio del Sud Est turco. Poi si tenta di leggere e decifrare le iscrizioni incise sulle stele aiutati dalle guide locali le quali compaiono come d’improvviso da dietro i piedistalli. Questo colossale monumento al sincretismo religioso professato durante il Regno di Commagene, un culto espresso unendo l’estetica ellenistica a quella persiana e anatolica delle statue e dei bassorilievi, merita l’avventuroso viaggio in queste lande turche e appunto una partenza dal Güneş Motel quando ancora le stelle illuminano a miliardi il cielo. Tornati poi nella città di Malatya, bisogna calarsi negli afrori, colori e rumori del suo Sire Bazaar: superati i banchi colmi di albicocche disidratate, ci si imbatte nel mercato del rame dove gli artigiani dal mattino presto montano le proprie piramidi di utensili. Da lì poi si raggiunge Eski Malatya, la città vecchia di origine e impianto romano-bizantino, diruta eppure affascinante grazie alle vecchie mura, mentre la madrasa e il minareto trecenteschi di Melik Sunullah hanno conservato alle pareti molte mattonelle colorate. Sempre a bordo di uno dei tanti sfreccianti pulmini blu si riesce a giungere prima del tramonto tra le rovine della cittadella ittita di Arslantepe situata sul cosiddetto Colle del leone: un tempio e un palazzo in mattoni di terracotta costituiscono quel che rimane del fasto archeologico risalente al IV millennio a.C.
Nella culla di Sumeri, Assiri e Babilonesi
La storia è passata anche sopra il vicino Cendere Köprüsü, il ponte romano risalente al II secolo d.C. voluto da Settimio Severo che marciava verso Est nella Mesopotamia settentrionale: le iscrizioni sui blocchi verticali sono tuttora leggibili e appassionanti per chi ama la geografia antica e le imprese compiute a queste latitudini dalla Legio XVI Flavia Firma. Anche il castello Kahta Yeni Kale si presenta col suo cipiglio imponente e severo di fortezza eretta sull’orlo di un ripido precipizio occupato nel corso dei secoli da Selgiuchidi, Mamelucchi e Ottomani dove le sovrapposizioni di prigioni, camminamenti vertiginosi, colombaie, cisterne e palazzi residenziali dimostrano l’importanza strategica che essa ha ricoperto nell’Anatolia orientale. In questa culla delle antiche popolazioni dei Sumeri, degli Assiri e dei Babilonesi, è l’Eufrate a seghettare le arcigne e spettacolari montagne del Tauro per poi gettarsi a capofitto nella pianura del Commagene laddove Oriente e Occidente si sono incontrati. Un particolare crocevia di culture fu la città di Arsameia, capitale estiva del Regno di Commagene, di cui restano poche ma significative vestigia ricche di simboliche iscrizioni perfettamente riconoscibili sulle vie cerimoniali: qui, così come a Perre, altro vicino centro geopolitico e religioso in cui confluirono sino al periodo bizantino le carovane da e per la Persia, si tributa un omaggio alla storia del mondo antico.
Fonte: Il Sole 24 Ore