Una telefonata che vale un gol verso Berlino
Lipsia – “Pronto Dario? Sono Luciano…”: niente di straordinario, così iniziamo migliaia di telefonate. Solo che questa arriva sullo smartphone di chi sta scrivendo verso le 2 di notte, nella pancia della Red Bull Arena, mentre ancora carichi di adrenalina per le emozioni appena vissute durante un‘ Italia-Croazia a dir poco intensa, si stanno chiudendo servizi e pezzi per la mattina (o meglio, per quella manciata di ore che ancora ci separavano dall’alba). Dall’altra parte della metaforica cornetta proprio quel Luciano lì, lo Spalletti commissario tecnico della Nazionale, approdata con non poca fatica ma anche non pochi meriti agli ottavi di finale di Euro2024, che ci giocheremo sabato 29 giugno alle 18 a Berlino contro la Svizzera.
Adrenalina 1 – Tanta, forse troppa, e forse pure è giusto così, in circolo durante la serata. Adrenalina che porta il cronista a condividere, con una domanda rivolta proprio al ct durante la conferenza stampa, una sua personale convinzione di questi giorni. Quella che i cambiamenti di formazione e tattica dell’Italia post-Spagna e pre-Croazia sarebbero stati più radicali e profondi di quanto ipotizzato dall’opinione e dal senso comune; e che se così fosse stato (come infatti poi avvenuto), questa mini- rivoluzione non si sarebbe potuta fare senza previo dialogo e accordo con lo spogliatoio, i suoi leader, insomma i veri protagonisti in campo, i giocatori. Non una diminutio del ruolo di allenatore, però, ma anzi l’esaltazione di quello di commissario tecnico, che ascolta, medita e magari è anche disposto quindi a modificare le proprie idee iniziali per approdare al risultato finale (che è poi appunto arrivato). Un convincimento personale che magari il cronista in questione espone in modo diretto e allusivo, usando per sintesi il termine ‘patto’ riferito proprio a questa Santa Alleanza Calcistica tra il tecnico e il gruppo-squadra.
Adrenalina 2 – Domanda, quella di cui sopra, in realtà interpretabile anche in modo più puntuto e sibillino, cioè come se presupponesse invece una limitazione di prerogative e facoltà del (commissario) tecnico in questione, piegato nei suoi intenti dal volere maggioritario dei giocatori stessi. Purtroppo proprio in questo senso, e non nell’altro, l’ha recepita il ct nel corso della suddetta conferenza stampa, aprendo così con il cronista stesso un fitto dialogo (pubblico) basato sul presupposto (non corretto) che l’ipotesi fosse maturata grazie a chissà quale soffiata uscita dal (blindatissimo, per altro) ritiro azzurro di Iserlhon e dintorni. Da lì l’analisi fiume e le puntualizzazioni che in queste ore sono diventati virali (ahimè si dice così) su social e affini.
Il mediatore – Fortuna ha voluto che seduto a fianco del suddetto cronista, durante quella stessa conferenza stampa, ci fosse il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina in persona, che in questo piccolo e infine pure simpatico melodramma calcistico è stato il Grande Mediatore, confrontandosi con il giornalista e aiutando così il ct a meglio interpretarne (seppur, per ovvie ragioni, a posteriori) parole e intenzioni.
Uno squillo verso Berlino – Da qui, appunto, si è arrivati a quello squillo e a quel breve e cordiale colloquio telefonico nel cuore della notte: qualche minuto in cui il ct ha chiesto scusa per il tono e qualche parola scappata ben oltre la linea del fuorigioco; scuse accolte ma neppure necessarie, dal punto di vista del cronista, che ben aveva inteso il senso della risposta, permeata di passione per il gruppo azzurro e per il proprio lavoro (come del resto dimostrato dall’intera conferenza stampa, durata quasi mezz’ora). E allora nelle pochissime ore di sonno arrivate di lì a poco l’adrenalina ha lasciato il posto al desiderio di continuare questo viaggio azzurro, nella convinzione che a volte anche uno squillo e una telefonata posso spingerci tutti a dare il meglio (nei rispettivi e diversi ruoli) nel viaggio verso l’incrocio con la Svizzera a Berlino il 29 giugno. E chissà, magari pure qualche giorno dopo, visto che il 14 luglio all’Olympiastadion si tornerà e qualcuno quella Coppa avrà pure il piacere e l’onore di sollevarla al cielo….
Fonte: Il Sole 24 Ore