UniCredit-Commerzbank: la fusione amichevole non decolla, è tempo di pensare a un piano B

Può darsi che nelle prossime settimane l’accoglienza tedesca all’ipotesi di aggregazione tra UniCredit e Commerzbank cambi e diventi più aperturista. Per ora non pare che si stia andando in quella direzione. Anzi, ogni giorno emergono nuovi segnali di opposizione netta all’apertura di una trattativa “amichevole” come vorrebbe UniCredit. Il Governo tedesco, o meglio gli uffici della Cancelleria guidata dal socialdemocratico Olaf Scholz, pur non avendo poteri ufficiali di veto continua sottotraccia ad alzare le barricate contro l’operazione. Una scelta che è anche politica ed elettorale – in Germania si vota a settembre 2025, se non prima – che tiene conto dei netti proclami contrari all’acquisizione italiana di Commerz dichiarati da parte della Cdu (leader nei sondaggi di voto a danno della Spd).

I segnali

L’ipotesi di un negoziato amichevole avanzata da UniCredit era però rivolta in prima battuta ai vertici e agli stakeholders di Commerzbank. Ma anche su questo versante i segnali paiono tutt’altro che incoraggianti. L’ex ceo Manfred Knof, che il giorno prima dell’acquisto del 9% da parte di UniCredit aveva a sorpresa annunciato di voler rimanere alla guida della banca solo per un anno, è stato sostituito d’urgenza dopo pochi giorni dalla ex cfo Bettina Orlopp che in precedenza si era detta sempre contraria a qualunque tipo di aggregazione per Commerzbank. È presto per dire se la Orlopp sia disponibile a cambiare idea e ad accettare il tavolo “amichevole” proposto da UniCredit. Dalle prime mosse, sembrerebbe il contrario. Prima lei stessa ha annunciato un rialzo dei target di utili del gruppo stand alone, poi ieri la banca ha dichiarato ufficialmente che al capital market day di febbraio presenterà un’aggiornamento della strategia in chiave stand alone. E infine sempre ieri, in un’intervista a un giornale tedesco, la stessa Orlopp ha dichiarato che Commerzbank sta valutando acquisizioni per crescere in autonomia, a partire dell’asset management.

Tattica negoziale o barricate

Tattica negoziale per alzare il prezzo e le condizioni di un’eventuale aggregazione con UniCredit, a partire dall’ambitissima sede legale della combined entity? O escalation di segnali di barricate totali contro il tentativo italiano di aggregare “amichevolmente” Commerz? Nel mondo delle banche d’affari la seconda ipotesi è considerata la più credibile. Ma l’opposizione della banca e della politica tedesca non comportano, come prima scelta, la ritirata di UniCredit. Anzi. Il gruppo italiano, anche grazie agli acquisti prenotati tramite strumenti derivati, è già salito potenzialmente al 21% del capitale di Commerz e gode del favore degli investitori istituzionali a cui fa capo la maggioranza del capitale della banca tedesca.

A favore dell’aggregazione è anche la Vigilanza Bce, che da anni si spende a favore delle fusioni cross border, oltre che una parte rilevante dell’imprenditoria bavarese che da anni è cliente della banca tedesca (ex Hvb) di proprietà di UniCredit. E certamente lo è anche la Commissione Ue, che da anni si spende per la creazione di campioni europei della finanza e dell’industria. Esistono dunque vari presupposti perché il tentativo di acquisizione di Commerz da parte di UniCredit si trasformi nelle prossime settimane da “amichevole” in qualcosa di diverso. Un’operazione ostile? I banchieri d’affari della city londinese preferiscono parlare di “unsolicited offer”. Facile a dirsi finchè si manovra entro i confini domestici, più problematico quando la società target si trova in un altro grande Paese europeo. UniCredit in questa fase ha le risorse per farlo, bisognerà vedere se ne avrà anche il coraggio.

Fonte: Il Sole 24 Ore