Valery Polyakov, addio al cosmonauta che fece il viaggio più lungo nello spazio
«La Roscosmos State Corporation si rammarica di annunciare la morte dell’eroe dell’Unione Sovietica, Eroe della Russia, cosmonauta pilota dell’URSS, detentore del record mondiale per il volo più lungo nello spazio, Valery Polyakov».
Con questo messaggio, seguito da brevi parole di cordoglio e affidato al social Telegram, l’Agenzia spaziale russa ha annunciato la morte, a 80 anni, di un astronauta molto particolare, sopravvissuto a due lunghissimi soggiorni nello spazio, al crollo dell’Unione sovietica e al nuovo millennio.
Aveva iniziato il suo addestramento nel lontano 1972, allora l’Urss pensava di spedire medici in orbita per meglio capire gli effetti sul corpo umano di una lunga permanenza nel cosmo. Per questo Polyakov fece due missioni di lunga durata con la stazione spaziale sovietica di allora Mir, totalizzando 678 giorni, 16 ore e 32 minuti.
La prima missione iniziò nell’agosto 1988, con altri due cosmonauti fra cui Abdul Ahad Momad, un astronauta afghano a quel tempo sotto amministrazione sovietica, addestrato in Kazakistan. In quel volo Polyakov fece proprio il medico, perché tenne sotto stretto controllo i suoi altri due compagni sulla Mir. Se ne tornò a terra nell’aprile del 1989 segnando un buon primo risultato.
Il secondo viaggio è più interessante, il suo scopo è stato infatti quello di mettere alla prova il corpo umano rispetto a un eventuale volo su Marte, che allora era una delle mete ambite dai sovietici, che mai però riuscirono ad arrivare sulla sua superficie. Partì l’8 gennaio 1994, quindi da cosmonauta russo, e ritornò sul nostro pianeta il 22 marzo 1995, un risultato notevole.
Fonte: Il Sole 24 Ore