Van Gogh, una monografica d’eccezione alla National Gallery

Come con i fuochi d’artificio, il gran finale dei festeggiamenti per i 200 anni della National Gallery è il più spettacolare: la prima retrospettiva dedicata solo a Vincent van Gogh, con 61 quadri, molti dei quali mai concessi in prestito prima. Oltre a celebrare il bicentenario del museo fondato nel 1824, la mostra ricorda anche che è passato un secolo da quando nel 1924 aveva acquistato il quadro I Girasoli, uno dei primi dipinti dall’artista nel 1888 a Arles.

I Girasoli con sfondo azzurro

In una lettera al fratello Theo, scritta il 22 maggio 1889, van Gogh disegnò il suo trittico ideale: due versioni dei Girasoli con in mezzo il suo La Berceuse (la ninna nanna), un’immagine “consolatoria come la musica”, scrisse. La National Gallery riesce ora a realizzare per la prima volta la visione dell’artista, ricreando il trittico che lui aveva solo sognato. Sulla sinistra i Girasoli del museo con lo sfondo giallo, in mezzo La Berceuse del Museum of Fine Arts di Boston e sulla destra i Girasoli con sfondo azzurro del 1889, concessi in prestito dal Philadelphia Museum of Art per la prima volta in assoluto.

È un esempio dell’ambizione di questa mostra, che oltre a presentare molti notissimi grandi capolavori di Van Gogh offre numerosi quadri meno conosciuti e spesso mai visti prima, provenienti da collezioni private o da piccoli musei che raramente prestano le loro opere. Le Rose” vengono da Tokyo, gli Iris da Ottawa; La natura morta con caffettiera arriva da Atene, la Vista di Arles da Oslo; gli UIivi da Minneapolis, i Cespugli in fiore dal Messico. Tutto il mondo sembra avere contribuito a rendere questa mostra straordinaria.

Il filo conduttore è cronologico: la mostra si concentra solo sui due anni trascorsi dall’artista in Provenza, dal 1888 al 1990, l’anno della sua morte. Dopo il periodo passato nella tumultuosa Parigi, quando aveva conosciuto e seguito l’arte contemporanea, van Gogh si era rifugiato nella quiete del sud della Francia per esplorare la propria identità di artista.

Fonte: Il Sole 24 Ore