Vast Space lancia la sfida: sostituire la Iss con una stazione a gravità artificiale (e design Apple)

Una tattica che diventa strategia: con un finanziamento iniziale di 415 milioni di dollari, nel 2021 la Nasa ha infatti inaugurato il programma Cld, o “Commercial Low Earth Orbit Destinations”, per supportare lo sviluppo di stazioni private in orbita bassa e mantenere una permanenza umana stabile nello spazio. Allocati su tre progetti diversi, dopo la rinuncia di Northrop Grumman a svilupparne uno, la Nasa ha concentrato i fondi sui due sopravvissuti: Starlab, di Voyager Space e Nanoracks, e Orbital Reef, della Blue Origin di Jeff Bezos.

Vast Space punta a superarli tutti e a proporsi alla Nasa, che nella seconda metà del 2026 dovrà scegliere quale progetto realizzare, come l’unico interlocutore con un precedente concreto. Esattamente come fatto con i suoi Falcon 9 riutilizzabili da SpaceX.“È con Haven 2 che contiamo di vincere – incalza Haot – garantiamo che il primo modulo sarà pronto entro il 2028, affinché la Nasa possa avere due anni per testarlo mentre la Iss sarà ancora operativa. In tal modo gli Stati Uniti, ma anche l’Italia, non dovranno preoccuparsi di rimanere un periodo senza stazione spaziale dopo il pensionamento della Iss. Per di più, in quanto a potenza, volumi, capacità e finestrature, Haven 2 sarà una stazione più efficiente di qualsiasi altra, comprese quella cinese già in orbita, la Tiangong, e quella progettata dalla Federazione russa”.

Un tema, la rilevanza anche geopolitica del presidio orbitale, che potrebbe fare la differenza al momento di decidere chi finanziare e quanto. E una sottolineatura che, chissà se involontariamente da parte di Haot, evoca l’altro progetto di stazione commerciale esistente: quello della texana Axiom Space, precedente al programma Cld della Nasa e più avanzato di tutti, anche grazie alla collaborazione della specializzata Thales Alenia Space Italia. Ma sulla cui sostenibilità, i problemi finanziari di Axiom, resi noti da uno scoop di “Forbes”, proiettano un’ombra inquietante.

Per questo Vast Space, che oggi conta 610 dipendenti e ne assume dieci alla settimana, non risparmia dettagli: promette che al suo completamento, nel 2032, Haven-2 sarà costituita da nove moduli, caratterizzati da una raffinatezza senza precedenti: “abbiamo collaborato con grandi designer, come Peter Russell-Clarke, per più di vent’anni alla Apple. Haven-2 avrà anche elementi in legno. E questo non perché la concepiamo come un hotel spaziale, ma per migliorarne la vivibilità a bordo e, per conseguenza, la produttività. Chi sta meglio, lavora meglio”.

Parole che alludono a un mercato, de facto, oggi inesistente: “Finora, tutte le stazioni spaziali sono state realizzate dai governi e a prezzi esorbitanti: il nostro progetto permetterà un abbattimento dei costi di circa cinque volte o forse di più – replica Haot – siamo certi sia un orizzonte redditizio, ma non siamo ingenui, occorrerà si verifichino alcune condizioni: se riusciremo ad assicurarci la Nasa come anchor customer, se garantiremo gli interessi di tutte le nazioni del programma Iss, ma anche ad attrarre Paesi finora esclusi dal mercato, se insomma sapremo creare un’azienda efficiente e low cost, i nostri sogni saranno alla portata di tutti”.Molto dipenderà dal lancio di Haven-1. Certo, con un Falcon 9 di SpaceX e “magari con un comandante italiano” ammicca Haot. “Tutto è possibile”.

Fonte: Il Sole 24 Ore