Vaticano: malattie e stipendi, spunta la prima protesta sindacale ai Musei

Vaticano: malattie e stipendi, spunta la prima protesta sindacale ai Musei

Spunta la protesta (la prima della storia) sindacale dentro il Vaticano, E in particolare ai Musei, l’ente che ha il maggior numero di dipendenti e che è il principale polmone finanziario delle casse papali. Secondo quanto emerso negli ultimi giorni – il primo a dare notizia è stato il Corriere della Sera – 49 addetti ai Musei hanno firmato un’istanza contro il Governatorato, che è il dicastero che ha la “gestione” dello Stato, quindi anche la Genadarmeia, la farmacia, lo spaccio e altri servizi. La protesta riguarda le tutele sindacali, la gestione delle malattie, il caso delle retribuzioni sotto il lockdown e altri aspetti. E minacciano di andare in Tribunale, naturalmente quello vaticano.

La lunga lista delle richieste dalla sicurezza agli ammortizzatori sociali

Il Governatorato del Vaticano secondo quanto emerso avrebbe ora un mese per rispondere ed evitare quella che sembra profilarsi come la prima “class action” e vede impegnata in prima linea l’avvocata Laura Sgrò, che è stata incaricata anche per altre vicende passate che hanno riguardato la Santa Sede, tra cui la famiglia Orlandi. Tra le rivendicazioni la gestione delle visite fiscali, gli straordinari (che sarebbero pagati meno dell’orario ordinario), la mancanza di tradizionali ammortizzatori sociali, l’abolizione degli scatti, mancanza di indennità di rischio (l’afflusso ai Musei è enorme, occupa 700 dipendenti), le uscite di sicurezza, considerate poche, e altre questioni. La lista è lunga. I dipendenti hanno scritto al presidente del Governatorato, cardinale Fernando Vérgez Alzaga, ma se ne occuperà anche il segretario generale del dicastero, la francescana suor Raffaella Petrini.

Adlv: le problematiche sono comuni a tutti i dipendenti vaticani

«Alcuni giornali riportano la notizia secondo cui alcuni dipendenti dei Musei hanno dato mandato a un avvocato di intervenire a loro favore in merito a questioni legate alle condizioni del lavoro», ma l’esecutivo della Adlv, Associazione dipendenti laici vaticani nata ai tempi di Giovanni Paolo II, «ritiene che il possibile ricorso a vie legali debba essere sempre l’estrema ratio, e segue la strada del confronto sereno ma anche serrato con le istituzioni». Va però detto – continua l’esecutivo della Adlv – «che le istanze sollevate da questi colleghi sono problematiche comuni a tanti lavoratori del Vaticano. La normativa che regola il mondo del lavoro in Vaticano è carente sotto vari aspetti: dagli ammortizzatori sociali, passando per le politiche familiari, per arrivare alla rivalutazione dei salari e all’approvazione dei regolamenti. Nonostante ciò non ci siamo mai tirati indietro quando si è trattato di capire come far sì che il sistema sia maggiormente premiante nei confronti di chi lo merita».

I dipendenti: «Confronto richiesto da mesi. Siamo per il dialogo»

L’Adlv, viene spiegato, «da mesi ha richiesto più volte, proprio per evitare il clamore mediatico, un confronto con i vertici del Governatorato, senza aver ottenuto risposta. Siamo stati letteralmente ignorati – afferma l’esecutivo -. Il mancato riconoscimento dei corpi intermedi porterà inevitabilmente a un inasprimento delle relazioni di lavoro. Noi siamo per il dialogo, per quello che in altri luoghi si chiamerebbe concertazione e in questo quadro è essenziale che l’Adlv sia maggiormente riconosciuta, consultata dalle istituzioni – conclude -. E questo vale ancor di più in un periodo di riforme come quello che stiamo attraversando, riforme che potrebbero riguardare vari ambiti del lavoro in Vaticano».

Fonte: Il Sole 24 Ore