Venezia alla riscoperta delle sculture della Serenissima
Ca’ d’Oro, uno dei palazzi più belli affacciati sul Canal Grande, a Venezia, un gioiello prezioso del XV° secolo, decorato con dorature e marmi policromi e impreziosito al suo interno con numerose sculture: è l’esempio più significativo dell’architettura gotico-veneziana.
Il palazzo, dal 1927 sede della Galleria Giorgio Franchetti, è stato scelto da Venetian Heritage e dalla Direzione Regionale musei Veneto come sede naturale di una esclusiva mostra dedicata alla sublime arte dello scolpire.
Tra le arti figurative la scultura è senz’altro quella che fin dall’antichità è stata la più utilizzata: se sono arrivati fino a noi i simulacri di dee e eroine mitologiche, santi, condottieri regine e imperatori è proprio grazie al lavoro di artisti che hanno saputo foggiare la pietra, il marmo, il bronzo, la terracotta e lasciare ai posteri capolavori che il tempo non ha scalfito.
Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro
Dal Cinquecento in poi però è la pittura che inizia a imporsi nelle arti figurative, offuscando anche la scultura: la mostra allestita fino al prossimo 30 ottobre 2022 alla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro,che custodisce nella sua collezione preziosi capolavori di scultura rinascimentale, è nata proprio dalla volontà di ridare alla scultura il posto che le si addice nella storia dell’arte veneta.“Da Donatello a Alessandro Vittoria 1450 – 1600” (curata da Toto Bergamo Rossi, direttore di Venetian Heritage e Claudia Cremonini, direttore della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro) è un viaggio di 150 anni all’interno della scultura vista dalla particolare prospettiva di Venezia, una delle città con il maggior numero di opere scolpite al mondo.
Donatello
L’allestimento, al piano nobile della Ca’ d’Oro, si apre con una magnifica terracotta di Donatello, un San Lorenzo realizzato intorno al 1440, prima che l’artista lasciasse Firenze.Donatello soggiornò a Padova tra il 1443 e il 1453: dieci anni che influirono profondamente sugli scultori veneti dell’epoca e ne trasformarono i canoni in base alle novità introdotte dal maestro toscano. Lo splendido busto del santo mostra già quale sarà l’esito della contaminazione che avverrà tra lo scultore toscano e i suoi epigoni veneti, da Giovanni Dalmata ad Antonio Rizzo a Pietro Lombardo con i suoi due figli, Tullio e Antonio.
Jacopo Sansovino e Alessandro Vittoria
La mostra veneziana segue un percorso cronologico e tematico, fino ad arrivare a Jacopo Sansovino e Alessandro Vittoria, proponendo, oltre a opere già note al grande pubblico, alcune sculture finora mai viste e mai pubblicate, come la sorprendente “Morte di Lucrezia” di Antonio Lombardo (1508-1516 ca.). Il sofisticato rilievo scoperto solo di recente in una collezione privata inglese e andato all’asta 2 anni fa (oggi della Colnaghi Gallery), risente fortemente dell’influenza classica sia per fattura che per soggetto; opera quasi certamente prodotta da Lombardo durante il suo soggiorno ferrarese, perfetta per il gabinetto privato o lo studiolo del duca Alfonso I d’Este.
Fonte: Il Sole 24 Ore