Venezia e Iuav nel piano di Trump per la ricostruzione di Gaza

Venezia e Iuav nel piano di Trump per la ricostruzione di Gaza

“Gli Stati Uniti prenderanno il controllo di Gaza e si occuperanno della bonifica degli ordigni e della ricostruzione”. ha detto Donald Trump il 5 febbraio 2025 dopo l’incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu,

Donald Trump ha annunciato un piano per la Striscia che prevede la gestione del territorio da parte di Washington a “lungo termine”, con la possibilità che i palestinesi sfollati oggi non tornino mai più nella loro terra “simbolo di morte e distruzione da decenni”.

Non è chiaro se questo piano prevede il dispiegamento di truppe militari in territorio palestinese. Non ha spiegato che fine faranno gli 1,7 milioni di civili che vivono a Gaza. Nonostante l’esplicito veto di Egitto e Giordania ad accogliere palestinesi nei loro territori il presidente americano si è detto convinto che alla fine accetteranno.

Ma mentre solo fino a qualche ora fa sembrava ipotizzare un ritorno degli sfollati dopo la ricostruzione “in un posto bello, con case bellissime e dove possono essere felici e non essere colpiti, uccisi o accoltellate a morte”, in conferenza stampa con il premier israeliano ha detto che i palestinesi dovrebbero andarsene “per sempre”. E a Gaza “ci vivranno le persone del mondo, anche palestinesi. Sarà la rivière del Medio Oriente”, ha detto annunciando una visita nella Striscia.

Gaza, il coinvolgimento dell’Università Iuav di Venezia

In tutto ciò, c’è in essere un piano dell’Undp (United nations development programme regional bureau for Arab states) e dell’università Iuav di Venezia per ricostruire Gaza. Il piano è stato affidato all’ateneo attraverso il C. Scarpa (Centro superiore di comprensione, anticipazione e ricerca progettuale applicata). «Abbiamo già parlato con la Farnesina e con Palazzo Chigi che hanno dimostrato la volontà che l’Italia abbia un ruolo chiave nel sostegno del progetto», ha detto a Repubblica il rettore dell’Università Iuav, Benno Albrecht, ricordando che l’Università Iuav ha una storica competenza in materia di ricostruzione, come già avvenuto in passato, per esempio dopo il terremoto di Messina. «Storicamente da noi in Italia abbiamo un sistema di costruzione tradizionale, ma la ricostruzione di Gaza offre la possibilità di utilizzare materiale all’avanguardia, detto off the grid, cioè non collegato alle utenze tramite tubi o cavi», ha detto il rettore. “Per esempio, per il calcestruzzo ci vorrebbe una quantità di acqua incredibile, ma noi oggi abbiamo un materiale in vetroresina che non richiede l’acqua, ma questo è solo un esempio di tantissimi altri esistenti e non ancora utilizzati».

Fonte: Il Sole 24 Ore