Verso Tilos, la piccola isola che sa fermare il tempo
Spíridon è il giovane papás che ogni giorno, puntuale, alle 12, sale in auto per andare ad aprire il monastero di Moní Ágios Panteleímon, il luogo più sacro di Tilos, isola del Dodecaneso meridionale. A un palmo dal cielo, l’edificio dedicato a Pantaleone di Nicomedia, medico e martire, appare come una magnifica matrona tra rocce monumentali e acqua di fonte. Costruito sui resti di una basilica paleocristiana, fu voluto nel XV secolo dal monaco Jonah da Creta, sopravvissuto a una tempesta e rappresentato in un prezioso affresco bizantino nel katholikón: «In queste settimane i pellegrini sono centinaia e vengono a pregare e a cercare il silenzio – spiega Spíridon, ieratico nella sua barba d’ordinanza –. D’inverno, l’isola è tempio dello Spirito e del vento, perfetta per studiare e meditare».
Bel vivere e buon cibo
Per la verità, per chi cerca pace quest’isola piccolina – solo 63 chilometri quadrati e 500 abitanti, stretta fra due colossi del turismo quali Rodi e Kos – è sinonimo di bel vivere e buon cibo anche nell’assolato meriggiare estivo: «Il nostro sforzo – dice Michalis Panidis, l’unico fornaio dell’isola – è di farvi star bene e di farvi tornare». Non è difficile in questa immortale nudità della Grecia. Tutto inizia a Livádia, case imbiancate a calce, il porto e una baia immensa e cristallina, pronta per il primo bagno o la prima moussaká. Quella di Dimos alla taverna Faros, in fondo al paese, è tra le migliori del Dodecaneso, saporita e leggera: «Il segreto è presto detto – confida, orgoglioso –: le melanzane, una volta fritte, vanno lasciate riposare per 3-4 ore sulla carta assorbente, così niente olio e gusto garantito».
Semplice a dirsi, come la purezza di questi orizzonti, creati dal mito. Tilos, figlio di Alia e Apollo, si era recato sull’isola per raccogliere erbe medicali per la madre malata e, dopo la sua guarigione, aveva espresso gratitudine con un santuario in onore di Apollo e Poseidone. Ancor oggi l’isola è un trionfo di erbe aromatiche, come il profumatissimo throubi, qualcosa fra timo e origano, e una riserva per uccelli rari, fra cui l’aquila di Bonelli o il falco eleonorae.
Isola molto «green»
Una natura benedetta, preservata nei decenni anche grazie a una storica sensibilità ambientale: Tilos era stata una delle prime isole greche a bandire la caccia già a fine anni 80. E di primati ne ha numerosi: prima isola nel 2008 a celebrare matrimoni fra coppie omosessuali (alla faccia della decantata Mykonos) e, oggi, prima isola autosufficiente per l’energia e in grado di riciclare ogni rifiuto. Un percorso lungo decenni verso la sostenibilità: «Ereditiamo la capacità visionaria di chi mi ha preceduta, il sindaco Tacos Aliferis (suo cognato, ndr)», esordisce Maria Kamma-Aliferi, sindaca-filosofa dal 2012 e rieletta sempre con percentuali bulgare. Poi, tantissimo, è stato fatto sotto la sua guida: Tilos è la prima isola dell’Europa meridionale ad avere una centrale ibrida con accumulo di batterie, grazie a 11 milioni di euro del Fondo Ue Horizon 2020 (83 candidati, e Tilos ottiene il finanziamento) e con la collaborazione degli ingegneri dell’Università dell’Attica occidentale (UniWa).
Kamma, la sindaca-filosofa
Una turbina eolica – una sola – e un piccolo parco solare hanno garantito la fine dei black-out e della dipendenza dalla centrale elettrica alimentata a gasolio di Kos. Ogni piccolo danneggiamento significava restare ore senza corrente. Un successo, come pure il progetto del riciclo dei rifiuti tanto che, in primavera, l’isola ha ricevuto da Mission Zero Academy il certificato di municipalità “Zero waste”, unica in Grecia. Per essere nella Grecia profonda, molto più di un traguardo: «L’importante – dice la sindaca, pragmatica e sognatrice, nel suo ufficio tappezzato di premi, quasi fosse il medagliere di un atleta – è condividere i progetti e coinvolgere tutti, dai bambini agli anziani. Se tutti sono parte del progetto, contribuiscono e i risultati arrivano. Viviamo in una terra che, con le sue risorse, può essere autosufficiente, basta saperle usare, come l’acqua, su cui lavoriamo ora perché non possiamo permetterci che vada persa. Per un buon vivere bisogna offrire servizi e, a fine mandato, vorrei che l’isola avesse mille abitanti stanziali». Nelle parole di Maria Kamma, il termine più frequente è κόσμος (kósmos), il mondo, che condivide la radice con il verbo κομίζω (komízo), prendersi cura. Il mondo come ciò per cui avere attenzione, ben più di un manifesto a difesa della terra.
Fonte: Il Sole 24 Ore