Vertice tra Meloni, Salvini e Tajani sulla manovra, poi il Cdm. Verso ok a Fitto commissario europeo

Vertice tra Meloni, Salvini e Tajani sulla manovra, poi il Cdm. Verso ok a Fitto commissario europeo

Prima, intorno alle 10:00, un vertice tra i tre leader della maggioranza – Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi – a Palazzo Chigi che dovrà anche definire i pilastri della manovra. Poi, alle 13:00, la riunione del Consiglio dei ministri, che dovrebbe dare il via libera a Raffaele Fitto candidato per l’Italia a un ruolo nella nuova Commissione europea guidata da Ursula von den Leyen.

Con Fitto la premier è impegnata nella definizione di un decreto per risolvere l’annosa vicenda delle concessioni balneari. E ne parlerà anche al vertice, dove il tema clou è considerato la manovra. Fra le strategie per massimizzare le risorse, ora stimate a 25 miliardi di euro, l’intenzione di Palazzo Chigi sarebbe quella di richiamare i ministeri a una ricognizione sui fondi non utilizzati, da rimettere in circolo. Nella maggioranza si rincorrono anche le voci di nuove privatizzazioni, perché «Mps è stato un ottimo esempio». E si confida sull’aumento delle entrate, per propiziare un «atteggiamento benevolo» da parte dell’Ue sui conti pubblici. Per quanto riguarda l’assegno unico universale per i figli, la maggioranza punta a un restyling della misura, ma senza operare tagli alle risorse stanziate.

La linea di Meloni

L’estate ha lasciato il segno, con una serie di schermaglie interne, dall’Autonomia alla cittadinanza, che ora la presidente del Consiglio punta a far rientrare. Al vertice con Salvini e Tajani, la premier indicherà la linea del governo: stop alle divisioni e, soprattutto, basta con le bandierine da sventolare sulle misure della prossima legge di Bilancio, in via di definizione. In altri termini: sulla manovra l’esecutivo non può permettersi sbandate per la ricerca continua di misure bandiera da parte dei vari partiti.

La partita per la Rai

Poi c’è lo stallo Rai. Da tempo Meloni punta su uno schema con il suo fedelissimo Giampaolo Rossi nel ruolo di amministratore delegato, e Simona Agnes presidente della tv pubblica, in quota Forza Italia. La nomina di Agnes è però insidiata dalla mancanza di un accordo sulle opposizioni, essenziale per superare lo scoglio del voto in commissione di Vigilanza Rai. Dal canto suo la Lega punta a ottenere la scelta del direttore generale. I leghisti non hanno dubbi che ci sarà il dg nel nuovo organigramma, ma altre fonti di maggioranza sostengono invece che nei piani di Palazzo Chigi quella figura (non obbligatoria) potrebbe non essere contemplata. La contropartita per il partito di Salvini potrebbe essere trovata in una casella fra la Direzione Approfondimento (oggi del meloniano Paolo Corsini) quella Intrattenimento prime time. Fra i nodi da sciogliere, poi, varie voci di maggioranza inseriscono anche la direzione del Tg1. Quanto basta, insomma, per ritenere ancora incerto il calendario di Camera e Senato che dovrebbero votare i 4 membri del Cda.

Dalle regole per la cittadinanza all’autonomia, i temi divisivi nella maggioranza

Il braccio di ferro, più che con le opposizioni, è nel centrodestra, in particolare fra Lega e FI, come dimostrano anche le schermaglie estive su Autonomia e cittadinanza, tema che Tajani rivendicherà nel vertice prospettando la presentazione di una proposta organica sullo Ius scholae. Un banco di prova sarà proprio l’attuazione dell’Autonomia, con il ministro Roberto Calderoli che conta di far partire fra settembre e ottobre i negoziati con le prime quattro Regioni sulle materie senza livelli essenziali delle prestazioni, mentre l’intenzione di Meloni, spiegano i bene informati, sarebbe quella di avviare ogni percorso solo quando tutti i Lep saranno definiti e finanziati. Nel capitolo riforme va capito con che tempi procederà il premierato, e FI insisterà sulla separazione delle carriere dei magistrati.

Fonte: Il Sole 24 Ore