Vetro, ricerca e industria puntano su durabilità e decarbonizzazione

Vetro, ricerca e industria puntano su durabilità e decarbonizzazione

Il vetro è ormai dappertutto: dai bicchieri, ai flaconi e alle bottiglie, dai finestrini delle automobili alle finestre delle nostre case, dagli schermi del computer o del palmare alle fibre ottiche. Se escludiamo proprio queste ultime, che meriterebbero una discussione a sé stante, in tutti gli altri casi parliamo di vetri silicati, contenenti cioè più del 50-60% di ossido di silicio. Parte da qui Vincenzo M. Sglavo, professore di scienze e tecnologie dei materiali del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università degli Studi di Trento, per spiegare come il vetro sia una commodity tanto necessaria quanto delicata. Lui da anni lavora sul “vetro intelligente” sulla base di una tecnica che permette di migliorare la resistenza meccanica e l’affidabilità del vetro.

«Realizzare contenitori o vetrate più resistenti sia dal punto di vista meccanico che chimico – spiega – può garantire una vita utile dei manufatti molto superiore e quindi limitare lo scarto. Per questo molto si sta lavorando sulle tecniche di rinforzo dei vetri, inizialmente spinte dall’industria dei cellulari e dei palmari, ma ora appannaggio di molti altri settori quali l’automotive e l’edilizia; sicuramente a breve potranno rappresentare qualcosa di comune anche nella stoviglieria e nei contenitori».

Minore impatto ambientale

Durabilità del prodotto, quindi. Ma anche minore impatto ambientale, per produrlo. Ecco la chiamata alla transizione energetica e alla decarbonizzazione dell’industria del vetro italiana.

«Si sta lavorando molto sull’elettrificazione dei forni fusori – spiega ancora Sglavo sottolineando che a oggi per produrre un chilogrammo di vetro servono circa 3 chilowattora -. Un’altra frontiera è quella dell’idrogeno, meglio se verde (ovvero alimentato da fonti rinnovabili), che consentirebbe risparmi notevoli e un’emissione di CO2 pari a zero».

Occhi puntati dunque sull’elemento forni e sulla loro impronta ambientale – l’80% delle emissioni dirette di carbonio del settore dei contenitori in vetro deriva dalla combustione di gas naturale. Il dato lo mette nero su bianco un nuovo rapporto di Feve, Federazione europea dei contenitori in vetro che spiega come sia questo il momento di agire su quei forni che la cui durata di vita è di 10-15 anni. Quindi è il momento giusto di operare su questa importante leva di decarbonizzazione che però, sempre Feve stima, richiede risorse ovvero 20 miliardi di euro di spese in conto capitale aggiuntive.

Fonte: Il Sole 24 Ore