Vie dei tesori ad alto impatto: una ricaduta che vale otto milioni
Un totale di poco più di 250mila visitatori in 18 città per un impatto economico che sfiora gli otto milioni e una media di 462.317 euro per città. Sono i dati di sintesi dell’ultima edizione (la diciottesima) delle Vie dei tesori. Un dato che è il frutto di un’elaborazione fatta dall’Otie (Osservatorio sul turismo nelle isole europee) guidato da Giovanni Ruggeri, docente di Economia del Turismo all’Università di Palermo. Uno studio che ha tracciato l’identikit del visitatore tipo e che è una utile base di partenza per chi vuol comprendere meglio quante vale questo segmento.
Il visitatore tipo
«Il visitatore-tipo del festival è soprattutto tra i 35 e i 50 anni (34.4 per cento) e tra i 50-70 anni (36.8 per cento), ma i giovani non si fanno lasciare indietro (24.2 tra i 18 e i 35 anni); è quasi sempre laureato o sta seguendo un master – spiega lo studio -. È molto curioso, ama scoprire posti ed esperienze nuovi; ma si nota anche un’alta percentuale di visitatori nelle persone tra i 50 e i 70 anni (38 per cento) che apprezzano particolarmente l’esperienza diretta e l’interazione con i narratori locali. Il turista (rispetto al 2023) spende di più per i musei e meno per i souvenir, cerca di risparmiare sugli acquisti, sui trasporti e sui tour organizzati, ma adora la buona tavola: la sua spesa per cibo e bevande è quasi triplicata».
Il primato di Palermo
Tra le diciotto città siciliane (più l’ormai sempre presente Mantova), Palermo svetta superando le 160 mila presenze in cinque weekend e si conferma uno degli appuntamenti culturali più importanti del Sud Italia: secondo i dati diffusi dagli organizzatori la città ha generato un impatto economico di 5.3 milioni di euro e un impatto occupazionale equivalente a 91 posti di lavoro Ula (unità lavorative a tempo pieno). Segue Catania (con la vicina Acireale) che ha avuto un vero exploit, e nello stesso periodo mette insieme oltre 22mila visitatori, circa 4mila in più rispetto allo scorso anno.
Le altre sul podio
Nelle altre città il Festival si è svolto invece in tre weekend, dieci città a settembre e altre sei a ottobre. Folto il drappello del Palermitano, dove quest’anno il podio è ritoccato a Bagheria che ha visto ancora crescere i suoi numeri, trascinata dalla “Villa dei Mostri”, che le ha permesso di toccare le 8.412 presenze (la città più visitata dopo Palermo e Catania); segue agguerrita e in crescita, ma distaccata, Termini Imerese con i suoi 4.908 visitatori (l’anno scorso erano stati “solo” 3.524 visitatori), poi Carini con il suo percorso lungo oratori e organi monumentali (2.990) e Corleone il cui bel programma ha raccolto 2121 visitatori. Si conferma l’attrattività del Trapanese che mette insieme ben 19 mila presenze, ma a differenza dello scorso anno c’è un vero balzo in avanti di Mazara del Vallo che quasi raddoppia e passa dai 2.300 visitatori dell’anno scorso, ai 4.169 di quest’anno. Messina ha confermato la buona performance dello scorso anno. Mantova, unica tappa fuori dall’Isola, dove il festival si svolge ormai da sette anni e dove quest’anno sono state raggiunte 2.953 presenze.
Il valore dei piccoli borghi
Ai numeri delle due tranche autunnali nelle città, vanno sommate le presenze della quarta edizione del Borghi dei Tesori Fest, che quest’anno ha anticipato alla primavera (a cavallo tra maggio e giugno) e si è legato con forza all’Anno del Turismo delle radici, progetto del Ministero degli Esteri attraverso la sua antenna territoriale, Italea Sicilia. Sono stati 46 i borghi coinvolti, spalmati in tutte e nove le province, piccoli centri siciliani che sono stati festosamente raggiunti da visitatori appassionati e curiosi alla ricerca di luoghi poco conosciuti, tradizioni radicate ma anche esperienze innovative. Il Borghi dei Tesori Roots Fest ha superato le 11 mila presenze (11.473) con una media di 273 visitatori a borgo. I piccoli comuni più conosciuti e già vocati al turismo hanno trascinato gli altri.
Fonte: Il Sole 24 Ore