Vienna Art Week: un link tra il sistema dell’arte austriaco e il mondo

Gran parte dell’appeal delle fiere d’arte è determinato dagli eventi al di fuori degli spazi dedicati al mercato che arricchiscono il palinsesto della cosiddetta art week e permettono alla fiera stessa di diventare sempre più un evento culturale.
Tuttavia diverse art week sono programmate senza la presenza di una fiera d’arte e tra queste Vienna Art Week (dal 10 al 17 novembre) vanta una tradizione di lunga data. Fondata nel 2004 come parte di Art Cluster Vienna, oggi è la principale piattaforma viennese per le arti visive, che riflette l’importanza e la grande varietà di istituzioni artistiche, accademie, gallerie, spazi d’arte e studi di artisti con sede nella capitale. L’obiettivo è mettere in contatto i partner con il mondo esterno e ogni anno, a novembre, la Vienna Art Week attira una folla di circa 30.000 visitatori per circa 200 eventi, tutti gratuiti, organizzati da 70 partner, per rendere visibile il mondo dell’arte a livello nazionale e internazionale. Il programma del festival spazia dalle inaugurazioni delle mostre (13 le gallerie d’arte contemporanea partner della manifestazione) alle visite guidate agli atelier degli artisti, dalle conferenze alle tavole rotonde, dai simposi agli interventi nello spazio pubblico.
Il tema della 19ª edizione è stato «Inciting Passion» che fa leva sulla domanda se sia possibile perseguire l’arte senza passione. “Non credo. Un pizzico di irrazionalità trasforma il bravo artista, il collezionista intraprendente in persone che fanno la differenza” afferma Stella Rollig, direttore generale del Belvedere Museum, che tra i suoi capolavori conserva «Il bacio» di Gustav Klimt, e quest’anno celebra i 300 anni dalla sua fondazione.

Il budget e i numeri dell’edizione 2023

Le risorse indirizzate all’edizione 2023 della Vienna Art Week sono state nell’ordine di 350 mila euro. Circa il 60% è stato coperto da sponsor privati e donatori che hanno contribuito sia in denaro sia con sponsorizzazioni tecniche, mentre il restante 40% da istituzioni pubbliche come la città di Vienna e il Federal Ministry of Culture and Arts. Partner principale fin dall’inizio, che ha sostenuto tutte le 19 edizioni, è la casa d’aste Dorotheum, ma tra i partner non mancano gruppi assicurativi e società di investimento finanziario.

Il fulcro principale della Vienna Art Week è stato senza dubbio la mostra che ha esposto le opere di 30 artisti provenienti da un totale di 15 paesi, selezionati tra quasi 200 candidature che hanno partecipato ad un bando. L’insieme delle attività e degli eventi ha coinvolto circa 150 artisti, che hanno contribuito al programma complessivo della settimana. La partecipazione al bando non ha richiesto da parte degli artisti alcun contributo in denaro, i costi di trasporto sono stati sostenuti dagli organizzatori, mentre agli artisti selezionati che hanno partecipato alla mostra principale hanno ricevuto un piccolo compenso e, se necessario, un budget di produzione per le opere site specific che sono state circa un terzo del totale esposto, prodotte esclusivamente per la mostra principale «House of Inciting Passion».

La mostra

Vienna Art Week, per il suo appuntamento annuale, recupera un edificio in disuso che si trasforma per diventare la sede espositiva della mostra e del festival. Quest’anno è stato utilizzato un edificio, su tre piani con una superficie di 1.000 mq, situato nel 15° distretto, che sarà presto demolito e trasformato in appartamenti residenziali, messo a disposizione da uno dei partner della manifestazione, il developer immobiliare Avoris. Quindi prima di cambiare destinazione d’uso l’edificio ha ospitato «House of Inciting Passion», una mostra curata da Robert Punkenhofer (direttore artistico della Vienna Art Week) e Julia Hartmannhe che ha esposto il lavoro di 29 artisti, alcuni di loro molto famosi, come nel caso della sempre controversa Tracey Emin, dell’artista libanese Mona Hatoum, che hanno portato rispettivamente le videoinstallazioni «Just let me love you (and other poems)» (2016) e «Measures of distance» (1988), Monica Bonvicini, Bill Viola e altri. Theresia Nickl, project manager della Vienna Art Week, spiega che l’edificio ospitava un’ex fabbrica di lana d’alpaca chiamata Fanni Lemmermayer e tracce di questa presenza sono anche in alcuni lavori site specific degli artisti partendo dagli oggetti che hanno trovato nell’edifico, come l’artista brasiliana Luiza Furtado con l’opera «Colligated arteries», un colorato murale sulla facciata che si collega ad alcune sculture all’interno dell’edificio, con cui cerca di riflettere sulla sostenibilità nel mercato dell’arte.
In contrasto, la scultura relazionale di David Meran «I look, I want nothing but to hold your hands», un riferimento alle mani divine e umane di Michelangelo, che non si toccano. Il disegno a biro di Assunta Abdel Azim Mohamed «Malicious Blossoms», applicato a un lungo rotolo di carta, fa riferimento ai “Fiori del male” di Baudelaire, in cui le piante rampicanti che sembrano belle a prima vista si rivelano strutture viscerali. Nayeun Park esplora ciò che la passione può portare in un contesto politico nelle sue opere in vaso «A Vase of Fighters, A Vase of Resistance e A Vase of Freedom». Nello stile dell’antica arte ceramica greca, che era spesso decorata con rappresentazioni della vita quotidiana e della guerra, ma che mostrava sempre le donne come proprietà degli uomini, Park raffigura, tra l’altro, gli attuali movimenti di protesta delle donne in Iran.

Studio visit

Un altro momento importante della Vienna Art Week sono gli Open Studio Days, che sono selezionati da una giuria di esperti composta da Robert Punkenhofer, Ramesch Daha (artista e presidente della Secession di Vienna), Julia Hartmann (curatrice associata della Vienna Art Week), Verena Kaspar-Eisert (curatrice capo di MuseumsQuartier, Vienna), Tina Sauerlaender (cofondatrice e curatrice capo di peer to space) e Klaus Speidel (filosofo, critico d’arte e curatore). La giuria ha selezionato 50 artisti su 160 candidati, che hanno aperto ai visitatori i loro studi all’insegna del motto «Pass on your Passion», gli artisti sono stati invitati a presentare la loro pratica attraverso workshop e performance.
Tra i 50 artisti che hanno partecipato all’evento Aldo Giannotti , artista italiano classe 1977, che dal 2000 vive e lavora a Vienna e dove ha esposto in diverse istituzioni pubbliche con lavori site-specific e su commissione in prevalenza di arte pubblica. Artista multidisciplinare, la sua pratica si esprime principalmente con il disegno che, come ha spiegato durante la visita al suo studio, è una forma di comunicazione. In Italia la sua prima personale in un’istituzione pubblica è stata realizzata al Museo d’Arte Moderna di Bologna – MAMbo nel 2021, grazie al sostegno dell’Italian Council. L’artista ha vinto l’ottava edizione con il progetto «Safe and Sound» al quale è stato concesso un contributo di 128.250 euro (250 mila euro la richiesta) che ha affrontato il tema della sicurezza, dell’ossessione dell’uomo di creare un ambiente privo di pericoli e di come forse queste presunte pratiche di sicurezza possano essere di per sé dannose.

Fonte: Il Sole 24 Ore