Violenza contro le donne, via alla campagna contro l’alienazione parentale

Violenza contro le donne, via alla campagna contro l’alienazione parentale

Una raccolta di firme avviata in tutta Italia già in autunno culminata poi il 16 gennaio a Roma nella presentazione della campagna contro la Pas, anche detta alienazione parentale, nei locali dell’agenzia Dire. La controffensiva alla prassi della rivittimizzazione secondaria a danno delle donne vittime di violenza e dei loro figli è firmata dal Centro studi Protocollo Napoli, un pool di esperte da anni impegnate sul fronte caldissimo del contrasto alla violenza di genere. Insieme a loro, i centri antiviolenza di Differenza Donna rappresentati dalla presidente Elisa Ercoli, Unione donne italiane con la responsabile Vittoria Tola, Pangea e la sua vicepresidente Simona Lanzoni, e la già presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, la dem Valeria Valente che della lotta all’uso dell’alienazione parentale ha fatto la sua battaglia durante il mandato, producendo tra l’altro un ricco dossier di informazioni e un elenco di casi esemplari in corso di giudizio nelle aule di tribunale.

La campagna di Protocollo Napoli

La campagna contro la Pas ha ricevuto l’endorsement di Reem Alsalem, rapporteur speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, e combatte una prassi che ha origini lontane. E sfocia in un cortocircuito giuridico che attribuisce alle donne vittime di violenza comportamenti ostativi (e patologici) nei confronti dei propri figli: da vittime, queste madri diventano carnefici e non di rado a causa di un percorso tortuosissimo costellato di perizie psicologiche gli viene sottratta la custodia dei bambini. Tra le forme di rivittimizzazione quella dell’uso dell’alienazione parentale è tra le più sofisticate e difficili da disinnescare all’interno dei tribunali: di qui l’iniziativa del Protocollo Napoli, un manifesto di buone pratiche per trattare la violenza nelle aule di giustizia messo in campo dalle psicologhe Caterina Arcidiacono, Antonella Bozzaotra, Gabriella Ferrari Bravo, Elvira Reale, Ester Ricciardelli. “Nei prossimi mesi – hanno spiegato le esperte – lanceremo una serie di eventi coinvolgendo sia le istituzioni sia le associazioni non governative per ottenere l’applicazione del divieto nei tribunali di utilizzare la Pas e il trattamento forzoso di riavvicinamento dei minori ad un genitore rifiutato nei casi di affido di figli minori, quando le donne denunciano la violenza dei partner”.

Le attiviste

La battaglia contro pratiche non scientifiche travalica però i confini nazionali. “Protocollo Napoli in questi due anni ha raccolto le testimonianze di esperti di tutto il mondo e si è reso conto che la campagna anti Pas non era solo una campagna nazionale, ma che era stata lanciata in ben 18 Paesi – ha spiegato Reale -. Ed è una campagna che ha individuato il fatto che l’alienazione parentale, oltre a non essere una teoria scientifica, come dimostrato, è uno strumento che viene adottato nei tribunali per lanciare controaccuse alle donne che denunciano le violenze dei partner”. La prassi, rigettata per altro in diverse sentenze della Cassazione è però dura a morire. Con effetti negativi sul contrasto agli abusi e ai maltrattamenti, però perché “determina che queste controaccuse abbiano nei tribunali più valore delle denunce della donna sulla violenza” con la conseguenza di “una disaffezione delle donne verso la giustizia e la loro riluttanza a denunciare”.

La Commissione d’inchiesta sui femminicidi

Ma qualche passo in avanti è stato fatto. Lo spiega Valeria Valente, già presidente e oggi componente della commissione parlamentare d’inchiesta sul Femmincidio: “Nella riforma del processo civile abbiamo inserito per la prima volta un’affermazione molto rigorosa e cioè che nei tribunali non possono vivere né essere utilizzate, da giudici o consulenti tecnici, teorie che non sono riconosciute dalla comunità scientifica internazionale. Questo vale per la Pas. Lo abbiamo scritto, è nero su bianco nel codice di procedura civile”.

Le altre iniziative

“Differenza Donna – spiega Ercoli – è impegnata da sempre a sostenere le donne nel liberarsi dalla violenza maschile. I costrutti falsati scientificamente come l’alienazione parentale e i suoi derivati sono una delle armi più potenti usate negli ultimi 20 anni per contrastare tale liberazione. Serve un’alleanza tra istituzioni e associazioni di donne che sappia affermare sempre più la assoluta inviolabilità di donne e bambine/i e l’importanza del loro protagonismo nei processi in quanto persone che hanno subito violazione dei diritti umani. Solo così possiamo garantire giustizia per tutte. Dobbiamo mettere a sistema dei modelli che non possono rimanere a macchia di leopardo”.

Fonte: Il Sole 24 Ore