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Von der Leyen a New Delhi per avvicinare India e Ue
Una partnership strategica
Nonostante queste e altre frizioni (l’Ue vorrebbe esportare più prodotti agricoli, ma i contadini indiani sono finanziariamente fragili quanto elettoralmente forti), la solidità dei legami tra New Delhi e Bruxelles è fuori discussione. Nell’ultimo anno fiscale, l’India ha importato dalla Ue beni per oltre 61,5 miliardi di dollari e ne ha esportati per 75,9 miliardi. Gli oltre 137,4 miliardi di scambi fanno dell’Unione il primo partner commerciale di New Delhi con il 12,2% (contro il 10,8% degli Usa e 10,5% della Cina) e rappresentano un incremento di quasi il 90% rispetto a 10 anni fa. Visti da Bruxelles, i rapporti tra i due Paesi hanno robusti margini di crescita, visto che l’India è solo il nono partner della Ue con un modesto 2,2%, a grande distanza non solo da giganti come Stati Uniti (16,7%) e Cina (14,6%), ma anche dal Regno Unito (10,1%).
Nel settore dei servizi, gli scambi viaggiano intorno ai 60 miliardi di euro e sono quasi raddoppiati rispetto a cinque anni fa. Una crescita che in ambito digital è stata in parte frenata dalla normativa europea sul trasferimento dei dati in base alla quale l’India non è ancora un Paese «sicuro». L’Ue chiede che New Delhi apra le porte agli studi di architetti, avvocati e commercialisti, mentre l’India vorrebbe meno rigidità nella concessione di visti temporanei ai suoi consulenti distaccati presso i clienti europei.
La questione ucraina
Dove il “multi-allineamento” che caratterizza la politica estera indiana potrebbe creare qualche problema è sul tema dell’Ucraina. Dopo essere stata messa da parte dalla diplomazia americana, Bruxelles sembra alla ricerca di sostenitori della propria linea per una pace giusta. Ma nel farlo dovrà fare i conti non solo con la storica vicinanza (e dipendenza, nel settore delle forniture militari) tra New Delhi e Mosca, ma anche con il fatto che i rapporti tra i due Paesi nei tre anni di conflitto si sono fatti, se possibile, più stretti. Tanto che l’India oggi è seconda solo alla Cina sia come importatore di petrolio russo sia come esportatore verso Mosca di tecnologia dual use, sottoposta a sanzioni.
I motivi di frizione non mancano e gli sherpa indiani hanno fama di essere negoziatori instancabili. Ma la conferma, giunta ieri dal Fondo monetario internazionale, che nei prossimi due anni New Delhi crescerà “solo” del 6,5% e – come il resto del mondo – sarà messa a dura prova dagli sconvolgimenti geopolitici in corso, potrebbe aiutare entrambe le parti a venirsi incontro.
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Fonte: Il Sole 24 Ore