Vw, la bomba del costo del lavoro: 51% in più rispetto ai concorrenti Ue

Vw, la bomba del costo del lavoro: 51% in più rispetto ai concorrenti Ue

Il Gruppo Volkswagen è alle prese con una bomba pronta a esplodere. Con un nuovo ciclo di negoziati in arrivo, l’azienda è chiamata a confrontarsi con costi del lavoro nettamente più elevati rispetto ai principali concorrenti europei, una condizione che mette sotto pressione la sostenibilità delle operazioni in Germania.

Nel 2023, Volkswagen ha destinato il 15,4% dei ricavi globali al costo del personale (in calo rispetto al 18,2% del 2020), una percentuale ben superiore a quella di concorrenti come Bmw, Mercedes-Benz e Stellantis, che si attestano tra il 9,5% e l’11%. In termini assoluti, un’incidenza superiore in media del 51%. Anche a livello di costo orario, il divario è evidente: in Germania, Volkswagen paga 62 euro l’ora, il valore più alto al mondo nel settore automobilistico, contro i 47 euro della Francia, 33 dell’Italia e 29 della Spagna. La differenza media rispetto ai maggiori paesi dell’Ue supera quindi il 77%.

A ciò si aggiunge che i costi delle fabbriche tedesche del gruppo risultano superiori del 25-50% rispetto ai target aziendali, con alcune strutture che arrivano a essere il doppio più costose rispetto alla concorrenza. Thomas Schaefer, CEO del brand Volkswagen, ha dichiarato che questa situazione sta erodendo la produttività del gruppo, già sotto pressione per l’ingresso sul mercato europeo di produttori cinesi più competitivi.

Il sindacato alza il tiro

Le trattative in programma per giovedì si preannunciano tese. I rappresentanti dei 120mila lavoratori Volkswagen chiedono un aumento salariale mentre il management propone un taglio (del 10%), ritenuto essenziale per la sopravvivenza dell’azienda. Daniela Cavallo, presidente del consiglio di fabbrica, ha definito inaccettabili i piani di chiusura di alcune fabbriche, chiedendo soluzioni che tutelino l’intera rete produttiva.

La tensione è ulteriormente aumentata dopo che, a settembre, Volkswagen ha annullato un accordo contrattuale separato che regolava i salari di sei stabilimenti tedeschi, alimentando il malcontento. I tagli proposti sono particolarmente mal digeriti dai sindacati, soprattutto dopo i recenti aumenti salariali del 5,5% nel contratto collettivo del settore e del 4% offerto da Tesla in Germania.

Fonte: Il Sole 24 Ore