Welfare aziendale per aiutare i lavoratori caregiver
I punti chiave
- Tempo e soldi
- Spazio per le iniziative aziendali
In Italia aumenta l’età media della popolazione, cresce la domanda di assistenza per persone anziane ma risorse e strumenti pubblici sono insufficienti, riversando sulle famiglie il peso della cura, in termini economici e di tempo. In questo contesto ci sono spazi di crescita per il welfare aziendale, a oggi poco sviluppato e conosciuto.
Jointly e Boston consulting group hanno realizzato uno studio focalizzato sui bisogni dei caregiver lavoratori, cioè di chi, oltre ad avere un’attività lavorativa, si prende cura di un altro individuo. Si tratta di circa 7 milioni di persone, che in quattro casi su cinque si occupano di genitori o parenti anziani e in un caso su tre lo fanno per più di 14 ore alla settimana, dedicando questo tempo non tanto a necessità sociosanitarie quanto per aiutare a gestire l’abitazione, spostarsi, fare compagnia.
Tempo e soldi
Ne deriva un fabbisogno in termini di servizi e risorse economiche coperto, secondo lo studio, solo al 5% dai sussidi pubblici. Nel 38% dei casi, i caregiver (base di riferimento dello studio, 12mila lavoratori) hanno dichiarato di fare affidamento solo sulle risorse proprie, il 25% si appoggia al settore pubblico, il 33% a quello privato, il cui costo rappresenta un limite inaccessibile a sei caregiver su dieci.
Le priorità per queste persone sono la gestione del tempo e l’aspetto finanziario. In molti casi è emersa la necessità di ridurre le ore dedicate al lavoro, tramite part time (desiderato dall’11% del campione) o aspettativa almeno in parte retribuita (28%). Oltre a ciò sono ritenuti utili lo smart working e la flessibilità in termini di turni agevolati ed elasticità di orario. Sul fronte dell’impegno economico, la defiscalizzazione dei pagamenti alle badanti potrebbe aiutare la regolarizzazione dei contratti, mentre la diffusione delle polizze long term care dovrebbe essere favorita.
Spazio per le iniziative aziendali
I caregiver non trovano al momento particolare supporto nemmeno nel welfare aziendale, in alcuni casi assente, in altri poco conosciuto o ritenuto non utile, tant’è che solo il 3% degli intervistati ha affermato di utilizzarlo. Inoltre spesso (38% dei casi) non parlano della loro situazione sul luogo di lavoro, mentre chi lo ha fatto nella metà dei casi si è sentito poco compreso e nell’altra metà ha percepito sostegno da parte dei responsabili.
Fonte: Il Sole 24 Ore