WordPress contro WP Engine: quale sarà il futuro della piattaforma open source più popolare?
Mai sentito parlare di WordPress? È la tecnologia più popolare per la gestione dei contenuti sui siti web (CMS). Si parla di oltre il 40% di siti che lo utilizza. Ci sono due versioni: da un lato c’è WordPress.org, una soluzione open source che richiede l’acquisto di un proprio servizio di hosting e dominio, offrendo in cambio totale libertà di personalizzazione, inclusa la possibilità di monetizzare senza restrizioni. Dall’altro c’è WordPress.com, una versione commerciale di Automattic, con piani gratuiti e a pagamento. Automattic gestisce anche servizi come WooCommerce (e-commerce), Jetpack (strumenti di ottimizzazione) e Tumblr.
Fatta la dovuta premessa, il celebre sistema è scosso da un’accesa polemica che vede da un lato il fondatore e CEO di Automattic, Matt Mullenweg, e dall’altro WP Engine, una società americana fondata nel 2010, specializzata in servizi di hosting per siti web basati su WordPress. Tra i suoi servizi – utilizzati da 200.000 siti web – rientrano l’ottimizzazione delle prestazioni della piattaforma WordPress, la gestione della sicurezza e della manutenzione, permettendo ai clienti di concentrarsi sulla gestione dei contenuti piuttosto che sugli aspetti tecnici.
La visione di Mullenweg
A settembre, Mullenweg ha accusato WP Engine di essere un “cancro per WordPress”. Alla base dell’accusa, ci sono diverse controversie. Per Mullenweg, WP Engine, controllata dalla private equity Silver Lake con 102 milioni di asset in gestione, non condividerebbe gli ideali dell’Open Source che sono il fondamento del progetto. In sostanza il provider starebbe approfittando della confusione esistente tra il CMS vero e proprio e i servizi connessi ad esso. Questo implicherebbe degli standard di qualità spesso inferiori alla concorrenza che, sempre per il CEO, potrebbe operare in modo più performante. Da questo punto di vista Mullenweg sarebbe stato chiarissimo: alcuni provider di hosting, tra cui WP Engine, potrebbero esercitare un controllo eccessivo sui siti ospitati, limitando la capacità degli utenti di personalizzare il proprio sito come desiderano e creando potenziali lock-in, ovvero una dipendenza eccessiva dal provider di hosting, isolando alcune funzionalità per i suoi utenti e non contribuendo in maniera equa allo sviluppo della piattaforma open-source.
E poi c’è la questione del mancato contributo al mondo open source. WordPress è open source, il che significa che chi lo usa dovrebbe anche contribuire al suo miglioramento. Ma secondo Matt, WP Engine non avrebbe mai fatto donazioni alla WordPress Foundation, nonostante i miliardi guadagnati grazie a WordPress. Mullenweg accusa anche WP Engine di approfittare del nome “WP” per creare confusione, con molti utenti che pensano di utilizzare una versione ufficiale di WordPress.
Dalle parole ai fatti: la battaglia legale e le implicazioni sulla piattaforma
Mullenweg è andato oltre le accuse, bloccando, pochi giorni fa, l’accesso di WP Engine ai server di WordPress.org, impedendo l’aggiornamento del software per i loro clienti e inviando una lettera di diffida a WP Engine, affermando che avrebbe violato le regole sull’uso dei marchi WordPress e WooCommerce. Dopo una disputa legale, WordPress ha in seguito revocato il divieto, consentendo a WP Engine l’accesso temporaneo ai server WordPress.
Fonte: Il Sole 24 Ore