
Zelensky cacciato dalla Casa Bianca. Trump: «Torni quando è pronto alla pace»
Rottura aperta tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky. La Casa Bianca è stato teatro di un violento scontro verbale, che sotto la spietata luce delle telecamere ha visto Trump e il suo vicepresidente JD Vance scagliarsi contro il leader ucraino. E la visita di Zelensky si è conclusa non solo senza la firma di accordi bilaterali di partnership economica, ma con la cacciata di fatto del leader di Kiev apostrofato come «ingrato».
Trump, in un secco comunicato, ha detto di aver concluso che Zelensky «non è pronto per la pace» e che potrà «tornare quando lo sarà». Ha definito il presidente ucraino «irrispettoso degli Stati Uniti e dello Studio Ovale». Zelensky avrebbe in seguito provato a superare la spaccatura, ma la squadra di Trump gli ha comunicato che non era più il benvenuto, stando alla Cnn. A quel punto ha lasciato in fretta e furia la Casa Bianca, dopo due ore in tutto senza conferenze stampa. Ha ugualmente ringraziato Trump e l’America «per il sostegno e la visita».
L’escalation di parole concitate e insulti durante un formale vertice è stata senza precedenti nelle sale della Casa Bianca e ha dato una nuova misura della rivoluzione in corso nella politica estera americana e della crisi nelle alleanze occidentali. La diplomazia probabilmente sarà freneticamente al lavoro per recuperare la debacle, ma non è chiaro quali saranno i prossimi passi. La posta in gioco è particolarmente alta per i paesi europei, che negli ultimi giorni si erano impegnati a trovare con Trump una faticosa via comune sulla guerra in Ucraina, tra visite alla Casa Bianca del francese Emmanuel Macron e del britannico Keir Starmer. Un summit europeo sull’Ucraina domani a Londra, alla presenza di Zelensky, resta in agenda ma in un clima improvvisamente caotico.
La crisi alla Casa Bianca è iniziata quando davanti ai giornalisti è intervenuto il vicepresidente JD Vance, seduto a fianco di Trump e Zelensky e noto per le posizioni isolazioniste e l’avversione al sostegno a Kiev: ha rivendicato come salvifica la diplomazia perseguita da Trump con Mosca e denunciato come fallimentare la precedente strategia pro-Kiev dell’amministrazione di Joe Biden, liquidata come un «battere i pugni». Zelensky, che dagli Usa vorrebbe continue garanzie di sicurezza, ha risposto mettendo in guardia dal dare fiducia a Putin. Ha notato d’aver firmato intese con Putin, dopo che si era impadronito di regioni del Paese, solo per vederle violate dalla completa invasione dell’Ucraina: «Di quale diplomazia stiamo parlando?» ha chiesto.
È bastato per trasformare uno scambio calmo anche se carico di tensioni in rissa. Vance si è inalberato: ha accusato Zelensky di non aver «ringraziato» gli Stati Uniti e Trump per gli aiuti ricevuti «neanche una volta oggi», l’ha accusato di non avere neppure più soldati da inviare al fronte, di non aver «rispetto» per la Casa Bianca e Trump e anche di organizzare «visite di propaganda» in Ucraina. Zelensky ha rinfacciato a Vance di non aver mai neppure visitato il Paese. «Tutti hanno problemi con la guerra, anche voi li potrete sentire, forse non adesso, avete un oceano di mezzo, ma in futuro», ha aggiunto. Trump si è alterato: «Non dirci cosa sentiamo». Ancora: «Senza le nostre armi avreste perso la guerra in due settimane. Sei irrispettoso, devi ringraziare, non hai carte da giocare. Il tuo Paese è in enorme difficoltà». Ha accusato il leader ucraino di «giocare con la terza guerra mondiale». Poi ha anche imitato la voce d’uno Zelensky che rifiuterebbe un cessate il fuoco. Prima ancora dello scontro verbale Trump aveva affermato di «non essere allineato con Putin o nessuno, sono allineato con gli interessi Usa e del mondo».
Fonte: Il Sole 24 Ore