
Zuppi a Trento: negoziare la pace in Ucraina. Urso sollecita in Europa dazi contro la Cina
La guerra in Ucraina, la vicenda degli asset russi, i dazi alla Cina. È stata ricca di temi e spunti di attualità la terza giornata del Festival dell’economia a Trento. Tra gli ospiti di spicco il cardinale Matteo Maria Zuppi che ha detto la sua su come affrontare la crisi ucraina: “In questo momento inizia a esserci maggiore consapevolezza che per terminare la guerra bisogna negoziare ma non con le armi. La comunità internazionale non può stare a guardare perché è chiaro che ha una responsabilità. Il ruolo delle strutture sovranazionali è fondamentale per garantire alle due parti che la pace non sia la resa. La pace deve essere giusta e sicura”.
Gentiloni: al G7 passi avanti sul tema degli asset russi
E al conflitto russo-ucraino si riaggancia il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni, anche lui ospite della terza giornata del Festival di Trento. “Vengo dal G7 di Stresa – informa -. Direi bene sul tema degli asset russi, perché il concetto è che noi dobbiamo sostenere l’Ucraina perché l’unico modo per arrivare a un negoziato e a una pace è che Putin si convinca che non può vincere la guerra. Quindi il sostegno innanzitutto economico è fondamentale. Dare un segnale di continuazione del sostegno era molto importante. Adesso si lavora a sviluppare qualcosa che l’Ue ha già fatto e deciso: abbiamo deciso di utilizzare gli extraprofitti generati da questi asset sovrani russi congelati, che non sono di proprietà della Russia. Gran parte di questi asset sono nell’Ue”. Intervenendo nel panel ’Next Generation Eu: quali prospettive dopo il 2026’, Gentiloni assicura: “Penso che per il G7 di metà giugno questa ipotesi sarà molto più definita e un annuncio più compiuto potrà essere dato”.
Urso: «In Europa dazi come in Usa o la Cina ci spazzerà via»
Geopolitica e politica industriale l’hanno invece fatta da padroni al panel cui ha partecipato il ministro delle imprese Adolfo Urso. L’Europa deve seguire gli Stati Uniti sulla strada dei dazi sulle importazioni dalla Cina? “Si. È inevitabile – risponde Urso – e dovrà farlo anche in fretta. Altrimenti sarà spazzata via”. Con la prossima Commissione europea servirà – dice – una “politca industriale assertiva, basata su risorse comuni, che tuteli le imprese europee”. Muovendosi “sulla strada che stanno già seguendo gli Stati uniti contro la sfida titanica cinese”. Se non sarà così, come conseguenza dei dazi americani, la Cina “invaderà il mercato europeo, spazzando via ogni concorrenza”. Serve una “sana e significativa politica industriale comune in Europa, che finanzi le imprese attraverso risorse comuni europee, per evitare di ampliare i divari”. Una strategia che riguarda anche il settore della Difesa, come la siderurgia, aggiunge. Servono “strumenti comuni, risorse comuni, per finanziare l’autonomia strategica industriale dell’Europa”.
Zuppi: «Autonomia, preoccupazione che si possano creare divari»
Quanto a Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, intervenendo al panel ’Un mondo a pezzi, saprà ritrovare la bussola?’, ha parlato anche delle riforme che impegnano in questo momento il Parlamento: “Sulla riforma dell’autonomia differenziata bisogna stare attenti. C’è una grande attenzione dei vescovi del Sud che sono preoccupati che non si possa crescere insieme, che possano crearsi dei divari. Ma sono mesi che lo diciamo” ha affermato.
Immigrati, Zuppi (Cei): ne abbiamo bisogno, lo chiedono anche le imprese
«Noi abbiamo bisogno di immigrati, sono le imprese che lo chiedono. La conferma ci arriva dai dati sul decreto flussi: quest’anno si sono registrati il triplo dei click, delle richieste, rispetto ai posti offerti dal Decreto flussi. Se non facciamo qualcosa il rischio è che gli immigrati arriviono lo stesso e poi siano costretti a scegliere il lavoro nero e la clandestinità. Un altro problema sono i tempi: i permessi spesso arrivano con grande ritardo rispetto alle esigenze, e questo anche alimenmta il mercato nero del lavoro” ha detto Zuppi sul poliedrico problema degli immigrati.
Fonte: Il Sole 24 Ore